Francesco Avesani nasce nel 1953 a Verona. Nel 1974 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti “G. B. Cignaroli” della sua città. Inizia la sua carriera dipingendo all’olio, maturando in seguito la passione per il disegno e l’incisione. Attraverso il disegno, che considera un linguaggio totalmente autonomo fino a consideralo quasi una forma di “pittura”, si propone al pubblico come artista “grafico”. Con l’incisione amplia la sua ricerca sul segno, recupera la tradizione dell’arte grafica e al tempo stesso accoglie con grande interesse gli inviti affascinanti che le risorse di questa tecnica suggeriscono, al fine di “incidere” nella materia le immagini creative del proprio tempo. La grafica quindi diviene il suo principale linguaggio di espressione creativa. È titolare della Cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Verona dal 1993 e inoltre dal 2009 è docente di Disegno. Dal 1975 ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive sia in Italia che all’estero: a Verona è stato presente presso la Galleria Fra Giocondo, lo Studio della Quaglia, Il Ludro, il Museo di Castelvecchio, Lo Scudo di Francia, Lo Spazio, la Casa di Giulietta, lo Spazioarte Pisanello Centro Toniolo, Grafiche Aurora e la Galleria dell’Accademia e la Galleria Spazio 6 ha ospitato due sue personali. In Spagna ha esposto a Barcellona alla Galleria Roger, a Beardsley, al “Grandes Realistas” a La Pedrera, a la Casa de cultura El Masnou, al Palazzo de la Virreina, Monastero di San Cugat e a Gerona è presente presso il Museo Fontana D’Or. A Ginevra ha partecipato alla mostra Praxis 81-82 svoltasi al Palazzo delle Nazioni Unite. Negli Stati Uniti a esposto a New York alla Galleria La Locanda di Giotto e a Chicago al Cook County Treasurer’s Office e al “Black/White” FLATFILE galleries.
Francesco Avesani ha scelto per il suo viaggio fisico e psicologico all'interno di questo evento espositivo un elemento di grande semplicità, ma di forte impatto emotivo: quello del vascello. La letteratura aiuta la nostra fantasia a precorrere differenti luoghi, epoche, condizioni sociali su grandi imbarcazioni che amplificano o attenuano i nostri stati emotivi. Avesani usa le linee che ricercano, che interrogano, che sfuggono, gestite non più dalla mano, ma dalle emozioni e dai sussulti inespressi dell'inconscio, richiamati dal fremito automatico delle profondità dove esula la ragione, percorrendo in libertà una linea che non riproduce più la realtà, ma gioca con la propria energia e si compiace del proprio movimento. L'artista riesce infatti a inventare nelle sue opere un mondo senza confini e senza misure, rappresentando sul foglio immobile non un movimento reale, bensì il movimento virtuale dell'immobilità. Una mente che viaggiando alla deriva scopre segni che non definiscono realisticamente e non tentano di definire una struttura fisica, bensì si agitano automaticamente in uno stato di furore condotto dalla pulsione della mano e dal fremito del pensiero. Il mare in tempesta e subito dopo calmo, con una fonte di luce che annuncia la fine di un dramma, sono i paradossi di sospese annotazioni che Avesani segnala con le sue forme, nelle quali l'essere umano non compare, ma si identifica con i flutti turbolenti dell’acqua e del vento che spiega, anzi travolge le vele con la sua incontrollabile furia che consolida e contribuisce a costruisce il futuro. Non è il territorio, il tempo o la condizione che determinano la vita, ma il nostro sentire che ci conduce verso luoghi inesplorati, talvolta pericolosi, dai quali solo noi siamo in grado di prendere le distanze evitando di farci travolgere dalle vorticose e devastatrici forze della natura, una natura che sfrutta le nostre consuetudini, le nostre abitudini, la nostra inclinazione per frenare quel senso di libertà che spesso travolge chi "non ha nulla da perdere". I cinque fogli sono realizzati con la tecnica del monotipo procedimento che permette l’esecuzione di una stampa unica ottenuta per contatto. La matrice non è incisa, ma disegnata con vernici, inchiostri, tempere o colori a olio sulla lastra di vetro o di metallo e possono essere applicati anche ritagli di carte o residui metallici. Fu inventata nel 1640 dall’artista genovese Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto (Genova 1609- Mantova 1664).