Alfredo Bardazzi a Prato trascorre l’infanzia e inizia gli studi superiori iscrivendosi al Ginnasio. Consegue però la maturità classica al Liceo Galileo Galilei di Firenze, poi la laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Torino, nel 1951. Il lavoro nel settore tessile, lo porta in giro per il mondo, dove registra puntualmente le sue osservazioni in appunti schizzati su piccoli foglietti; veri e propri diari giornalieri che conservano l’immediatezza delle emozioni, dove la realtà disegnata si rapporta prima di tutto con il mondo dei sentimenti e dell’animo. Appunti personalissimi di un dialogo interiore aperto da sempre e mai interrotto, cui il linguaggio artistico ha dato voce. Nel dopoguerra partecipa attivamente insieme all’amico Vinicio Berti alla rivista “Caratteri”, quindicinale d’arte e cultura diretta da Guido Di Pino, su cui interviene puntualmente con poesie e racconti. La sua cultura cattolica lo avvicina e lo mette in contatto con la cerchia di Giorgio La Pira; in questo contesto conosce Pietro Parigi ed è coinvolto in un’altra esperienza editoriale, questa volta nel Foglio di S. Procolo (impegno che tutt’ora lo vede presente), una pubblicazione di carattere religioso, che vede la partecipazione di molti artisti e dove compaiono alcuni suoi lavori. Solo nel 1995 l’artista si decide a presentarsi al pubblico con una Mostra Antologica al Centro d’Arte Moderna presso il Chiostro di San Marco a Firenze. Sulle tele rielabora gli schizzi dei tanti viaggi, a volte conservando la piccola dimensione, ma soffermandosi anche sui luoghi più familiari: muri, facciate di chiese, rocce. Una pittura tonale, resa con una dinamica veloce, impressa con energia sulla tela mediante l’uso della spatola.
In un recente soggiorno a New York, Bardazzi cattura la realtà americana prima con appunti disegnati a pennarello, poi in studio, rivisitati nella trama delle emozioni, in dipinti-collage al limite dell’astrazione.
L’ultima produzione è caratterizzata dall’immissione sulla tela di piccole concrezioni di colore, una stesura laboriosa ricca di impasti cromatici sovrapposti, quasi presenze plastiche che rendono tattile l’oggetto visivo.
Le opere di Alfredo Bardazzi si trovano in collezioni private a Firenze, Prato, Milano, Parigi e al Monastero Francescano di Nazareth.
Alfredo Bardazzi si forma fra Firenze e Torino. La sua spiritualità, assimila con un processo colto nel suo divenire, le complesse vicende dalla cultura novecentesca. L’esordio di Bardazzi pittore, avviene in età matura, ma è solo il disvelamento, attraverso il linguaggio pittorico, di un animo disposto da sempre all’ascolto del frammento lirico, come alla comprensione di nuove poetiche. Privilegiando la struttura delle cose, il loro scheletro invisibile, Bardazzi occulta l’oggetto visivo per poi farlo riaffiorare in una materia pittorica organizzata secondo una cosciente prassi intellettuale. Un rigore ed un architettonico ordine, memore della tradizione compositiva toscana.Anche Marina a Leucade nasce da un ricordo di un luogo visitato: Leucade è una piccola isola vicino a Corfù, un paesaggio marino dove la natura è individuata nella sua essenza, spogliata dai suoi elementi figurativi per lasciare più spazio e libertà alla gestualità della pennellata. Una natura quale pretesto per l’abbandono lirico, rappresentata però da una forte struttura compositiva. La luce abbagliante è affidata all’uso sapiente dell’ocra (colore molto usato dall’artista nelle sue diverse sfumature, così come il bianco), esaltato dall’azzurro circostante e riassorbito dalla spessa materia pittorica usata per le forme di alberi e per accennare all’orizzonte tracce di architetture.S.T.