Pittore e incisore inizia a occuparsi di grafica nel biennio 1988/ ‘89 quando si iscrive ai corsi di tecnica dell’incisione presso l’Accademia Raffaello di Urbino. La curiosità verso le numerose tecniche, ma soprattutto la ricerca e la sperimentazione di solventi, punte, vernici e quelle che lui definisce le sue “ossidazioni” sono lo stimolo che lo spinge verso il raggiungimento di progressivi traguardi. Nel 1992 comincia a ricevere commissioni da istituiti pubblici e privati che comprendono la sua grande professionalità, e riconoscono la sua capacità di vedere oltre la realtà e di riuscire a trasmetterlo con un mezzo di comunicazione molto efficace, quale appunto a grafica. Le montagne che circondano la sua città, ma soprattutto l’acqua del lago che lambisce il terreno e riflette con una magica trasparenza, la realtà circostante diventano l’elemento predominante della sua poetica. Nel 1992 organizza una mostra personale intitolata Incisioni di Bruno Biffi con il catalogo a cura di Emilia Aldeghi che lo presenterà nuovamente con una esposizione nel 1995 a Villa i Cipressi, a Varenna. Sono del 1996 – 1997 le due acqueforti per la galleria New Art di San Benedetto del Tronto. Tra le sue attività c’è anche quella di stampatore, gli vengono infatti commissionate stampe da artisti noti quali Giancarlo Vitali, Velasco e Giansisto. Nel 2009 inserisce una sua illustrazione all’acquaforte nel volume di Mariateresa Giani, A onore della vita, edito dall’associazione culturale “La Luna” di Fermo. Nel 2010 comincia una collaborazione con la Fondazione Federica Galli di Milano, occupandosi della parte didattica e contemporaneamente espone allo SpazioD di Lecco una serie di incisioni pubblicate nel catalogo Segni del tempo, a cura di Simona Bartolena. Nel 2011 partecipa a Lecco alla mostra La roccia incisa, Gasparini, Vitali, Biffi, a cura di Tiziana Rota e realizza un’acquaforte Mount McKinley per il C.A.I. di Lecco. Allo spazio “Spini d’Arte” di Lecco espone, sempre nel 2011, Biffi-Martinelli, due tecniche di stampa a confronto, a cura di Michele Tavola. Numerose le sue collaborazioni con istituzioni e associazioni pubbliche e private per le quali realizza opere grafiche a tema. Nel 2012 si inaugura una sua personale presso le sale di Villa Sirtori a cura di Gianluigi Fumagalli, partecipa nell’ambito della rassegna Sei nel Castello, a Lierna alla mostra a cura di Tiziana Rota e espone a Ghiffa (VB), presso lo studio “Il brunitoio”, alla collettiva Non è solo bianco e nero. Numerose le esposizioni, le cartelle e le illustrazioni che lo vedono presente anche l’anno successivo basti ricordare il volume Colline a San Donnino con testi di Philippe Jaccottet, la cartella Nel scur, con sette incisioni della serie della Cave, che saranno protagoniste anche nella mostra personale, col medesimo titolo, svoltasi nel mese di giugno presso il Circolo Culturale “Seregn de la memoria” di Sregno (MB). Oltre all’incisione per il C.A.I. di Lecco il 2014 vede l’opera di Biffi in una doppia esposizione sia alla Galleria Salomon di Milano che quella della Sede API, Lecco, dal titolo Bruno Biffi. Cieli di carta corredata da un catalogo curato dai Michele Tavola. Nel settembre del 2016 viene invitato a presentare la sua originale e tecnica dell’incisione per ossidazione su latra di ferro a Roma presso la Calcografia.
Il critico Michele Tavola, che conosce il progressivo evolversi dell’arte del Biffi, sia come incisore che come stampatore scrupoloso e attento, conclude la sua presentazione chiedendosi quali saranno le prossime scelte iconografiche e oggi, a questa domanda, possiamo rispondere con certezze assolute supportate da una serie di stampe legate appunto al tema dell’acqua e alla tecnica dell’ossidazione. Guardando il repentino incontro di masse che si presentano con leggere variazioni cromatiche sembra impossibile riconoscere una forma precisa, ma la rapidità d’esecuzione contrasta con la lenta e meticolosa lettura dell’opera che richiede tempo per individuare tra le astratte raffigurazioni di un mondo immaginifico, la quotidianità che Biffi recupera direttamente dalla natura e che ancora sopravvive alla cementificazione nei suoi luoghi d’origine. Le impreviste e repentine macchie di colore che compongono i paesaggi di Bruno Biffi paesaggi non sono solo paesaggi, ma anche allegoria e metafora del mondo, stratificando significati che sicuramente già esistevano in precedenza [...] Abbandonati momentaneamente bulini e puntesecche, lasciate per l’istante vuote le vasche degli acidi nelle quali nascono acqueforti e acquetinte, è giunta l’ora dell’ossidazione. Le matrici di ferro o di alluminio, che sostituiscono i più tradizionali rame o zinco, vengono trattate con soluzioni di acidi e sali preparati dall’autore: il metallo si ossida in breve tempo, ma l’effetto dura pochi giorni e si deve necessariamente stampare in fretta, perché il prodotto dell’ossidazione non rimane sulla lastra come il segno inciso. Il metodo di conseguenza consente tirature basse, ma anche una certa velocità d’esecuzione sconosciuta alle tecniche classiche di incisione indiretta […] le ossidazioni consentono di dare sfogo all’urgenza creativa dell’autore e di aggredire la matrice in maniera rapida e violenta, con la stessa immediatezza della pittura gestuale”.,
Bruno Biffi, nella sua ampia attività incisoria, ha realizzato tra il 2009 e il 2014 una serie di vedute paesaggistiche di grande interesse e impatto visivo intitolata genericamente, Cave. Dai primi fogli nei quali la forma sempre voler conservare un aspetto profondamente realistico, Biffi volge la propria attenzione verso una ricerca di chiaroscuri ed effetti cromati che liberano la fantasia e l’immaginazione dell’osservatore che riesce ad individuare forme e figure assolutamente soggettive. I fogli donati al Museo di Monsummano Terme appartengono ad un ciclo tematico che si è formato nel corso degli anni durante il quale l’artista ha sentito la necessità di conferire una nuova dimensione al paesaggio tradizionale che non rappresentava più un luogo o uno spazio, ma, attraverso la materia, diventava l’essenza del visibile.
Bruno Biffi, nella sua ampia attività incisoria, ha realizzato tra il 2009 e il 2014 una serie di vedute paesaggistiche di grande interesse e impatto visivo intitolata genericamente, Cave. Dai primi fogli nei quali la forma sempre voler conservare un aspetto profondamente realistico, Biffi volge la propria attenzione verso una ricerca di chiaroscuri ed effetti cromati che liberano la fantasia e l’immaginazione dell’osservatore che riesce ad individuare forme e figure assolutamente soggettive. I fogli donati al Museo di Monsummano Terme appartengono ad un ciclo tematico che si è formato nel corso degli anni durante il quale l’artista ha sentito la necessità di conferire una nuova dimensione al paesaggio tradizionale che non rappresentava più un luogo o uno spazio, ma, attraverso la materia, diventava l’essenza del visibile.
Dalla profonda oscurità come saette guizzano lampi di luce: Biffi ricerca la luce, una luce che può costruire o scomporre. Il suo lavoro procede con grande velocità attraverso fasi che si susseguono nella preparazione della lastra di ferro o acciaio: con un largo pennello disegna sulla lastra e l’acido, corrodendo il metallo, conclude la lavorazione lasciando spesso meravigliato lo stesso autore, che aggiunge nuove appaganti soluzioni alla sua costante e continua ricerca. I segni possono definire un ambiente reale perfettamente riconducibile alla natura o un’emozione trasmessa grazie a pochi segni lasciati dai gesti istintivi e spontanei che la mente dell’artista crea nella fase di progettazione del lavoro.
Scrive Michele Tavola nel catalogo da lui curato nel 2014 “ Nell’ottobre del 2013 appare Versi dell’assenza di luce di Fabio Pusterla, una bella edizione d’arte come ancora se ne fanno ancora, pubblicata da Josef Weiss di Mendrisio, con tre incisioni di Bruno Biffi nelle quali, oltre alla terra compaiono l’aria e l’acqua. Il libro è forse il punto di svolta, il momento in cui […] i paesaggi non sono solo paesaggi, ma anche allegoria e metafora del mondo, stratificando significati che sicuramente già esistevano in precedenza [...] Abbandonati momentaneamente bulini e puntesecche, lasciate per l’istante vuote le vasche degli acidi nelle quali nascono acqueforti e acquetinte, è giunta l’ora dell’ossidazione. Le matrici di ferro o di alluminio, che sostituiscono i più tradizionali rame o zinco, vengono trattate con soluzioni di acidi e sali preparati dall’autore: il metallo si ossida in breve tempo, ma l’effetto dura pochi giorni e si deve necessariamente stampare in fretta, perché il prodotto dell’ossidazione non rimane sulla lastra come il segno inciso. Il metodo di conseguenza consente tirature basse, ma anche una certa velocità d’esecuzione sconosciuta alle tecniche classiche di incisione indiretta […] le ossidazioni consentono di dare sfogo all’urgenza creativa dell’autore e di aggredire la matrice in maniera rapida e violenta, con la stessa immediatezza della pittura gestuale”. (cfr. Bruno Biffi. Cieli di carta, catalogo della mostra a cura di M. Tavola, Galleria Salomon, Milano, Sede API, Lecco, Caloziocorte (LE), 2014, pp.3-4). Il critico Michele Tavola, che conosce il progressivo evolversi dell’arte del Biffi, sia come incisore che come stampatore scrupoloso e attento, conclude la sua presentazione chiedendosi quali saranno le prossime scelte iconografiche e oggi, a questa domanda, possiamo rispondere con certezze assolute supportate da una serie di stampe legate appunto al tema dell’acqua e alla tecnica dell’ossidazione. Guardando il repentino incontro di masse che si presentano con leggere variazioni cromatiche sembra impossibile riconoscere una forma precisa, ma la rapidità d’esecuzione contrasta con la lenta e meticolosa lettura dell’opera che richiede tempo per individuare tra le astratte raffigurazioni di un mondo immaginifico, la quotidianità che Biffi recupera direttamente dalla natura e che ancora sopravvive alla cementificazione nei suoi luoghi d’origine.
Bruno Biffi, nella sua ampia attività incisoria, ha realizzato tra il 2009 e il 2014 una serie di vedute paesaggistiche di grande interesse e impatto visivo intitolata genericamente, Cave. Dai primi fogli nei quali la forma sempre voler conservare un aspetto profondamente realistico, Biffi volge la propria attenzione verso una ricerca di chiaroscuri ed effetti cromati che liberano la fantasia e l’immaginazione dell’osservatore che riesce ad individuare forme e figure assolutamente soggettive. I fogli donati al Museo di Monsummano Terme appartengono ad un ciclo tematico che si è formato nel corso degli anni durante il quale l’artista ha sentito la necessità di conferire una nuova dimensione al paesaggio tradizionale che non rappresentava più un luogo o uno spazio, ma, attraverso la materia, diventava l’essenza del visibile.