Antonio Catelani nasce a Firenze nel 1962. Nel 1981 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze e si diploma nel 1985. Nel 1995/1996 si trasferisce a Stoccarda dove lavora sostenuto da una borsa di studio concessa dall’ Akademie Schloss Solitude
Vive e lavora tra Firenze e Berlino.
“Le opere di catalani parlano dei problemi della pittura e della scultura, del colore e della linea, della forma e della composizione, delle linee di tensione e della forza di gravità, delle norme e degli stili. …sono rappresentazioni di possibilità ormai assenti, o meglio, di un moderno già collassato nell’incertezza” ( cfr. C. Christov-Bakargiev, Una natura da camera, in A. Catalani, Il corpo del colore, catalogo della mostra, Akademie Schloss Solitude –Stuttgart, Firenze-Siena 1997, p. 10)
Principali mostre personali
1995. Antonio Catelani, GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma;
2000. Trapezi, Galerie Kubinski, Berlino;
2004. Ipercromo, Galleria No Code, Bologna;
Sonde, Palazzo Fabroni Arti Visive, Pistoia
2005. Antonio Catelani - Ipercromo, Kunstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz;
2006. Nel colore, Gallerija Contra, Koper
Principali mostre collettive
1996. Ultime generazioni, XII Quadriennale, Palazzo delle Esposizioni, Roma;
1998. Due o tre cose che so di loro…, PAC, Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano;
Au rendez-vous des amis, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato;
1999. Itinere 2, Palazzo delle Papesse Centro Arte Contemporanea, Siena;
2002.Continuità 1990-2000, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato;
2006. Collettiva, MoCa, Shangai;
2008 XV Quadriennale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma
Antonio Catelani nel suo interessante lavoro Giorno e notte ci mostra in maniera esplicita il linguaggio che utilizza per comunicare con lo spettatore e i mezzi attraverso i quali si manifesta la sua poetica: la ripetizione e lo spostamento. Il punto di partenza delle sue composizioni sono elementi architettonici desunti da semplici forme geometriche che vengono tradotte e ripetute sempre con sottili quasi impercettibili variazioni. Proprio nel cambiamento, nel minimalismo della differenzazione Catelani riconosce l’inevitabile indebolimento della forma artistica, che lo spinge a modificare i valori storicizzati nei secoli di oggettività, riconoscibilità ed accettazione all’opera d’arte, a favore di un temporaneo soggettivismo che possa coinvolgere un telaio appoggiato ad una parete o la colorazione di una tela che si avvicina ad una di dimensioni maggiori bianca. Per Catelani infatti la composizione non è edificata sull’equilibrio, ma sullo squilibrio degli elementi che fluttuano nel loro disordinato divenire, senza trovare una collocazione finale, se non in un ordine precario e provvisorio che si risolve nel momento in cui l’artista ferma, riconosce e approva il suo pensiero. Costantemente in lotta con i confini del proprio linguaggio l’opera di Catelani si realizza nel momento in cui l’artista definisce i limiti del suo codice di comunicazione e raggiunge l’equilibrio nel quale fondere il desiderio di comporre e il compimento stesso e dopo il quale ogni significato diviene possibile e accettabile. L’equilibrio che Catelani ricerca è sempre fondato sull’uso della linea, alla quale viene riconosciuto il profilo ineccepibile dello stile, anche se la linea può diventare una combinazione di pezzi diseguali combinati tra loro in un ordine privo di equilibrio ed unicità. Le sue opere in carta, gesso o legno, di poco aggettanti dal pavimento o dalla parete, vengono infatti sempre presentate allo stato di frammento appartenente ad una totalità non necessariamente presentata e conclusa, ma pronta a infinite evoluzioni fisiche e celebrali.