Vitaliano De Angelis studia all’Istituto Statale d’Arte di Firenze, allievo dello scultore Bruno Innocenti. Nel 1945 espone alla Mostra Nazionale di Belle Arti a Firenze, e dall’anno successivo farà parte di Arte d’Oggi, gruppo di giovani artisti che nella mutata realtà politica e civile del dopoguerra sono impegnati verso nuove ricerche espressive. De Angelis, che come altri artisti di quel gruppo provenienti da una regolare formazione artistica all’Istituto d’Arte di Porta Romana, opterà per una moderna ricerca plastica nella continuità del linguaggio figurativo anziché verso quelle “deformazioni” che porteranno una componente del gruppo verso l’astratto. Nel ’47 partecipa a Firenze alla prima mostra di Arte d’Oggi, e a Pisa espone al Palazzo della Giornata. L’anno successivo è ancora a Firenze alla mostra Italo-Francese promossa da Arte d’Oggi, assieme a Burtin, Dayez, Pignon, Berti, Cassinari, Consagra, Farulli, Grazzini, Guttuso, Lardera, Nativi, Vedova; mostra che intendeva, come espresso in catalogo, di rappresentare “quanto di più vivo si sta oggi producendo in Italia e fuori”. Ancora nel ’48 lo scultore è invitato alla Quadriennale romana, e nel 1952 prenderà parte al concorso per le porte del Duomo di Siena.
Insegnante a Volterra e poi all’istituto Statale d’Arte di Lucca, De Angelis effettuerà numerosi viaggi di studio a Parigi, dove negli anni Settanta avrà modo di compiere un’importante esperienza grafica, i cui risultati affiancheranno nelle mostre i suoi lavori di scultura. Numerose saranno le esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero: nel 1951 l’International Sculpture Competition, The unknown Political Prisoner, Firenze-Londra, la Biennale d’Arte Sacra a Bologna e Artisti Italiani a New York nel ’56, la Mostra Internazionale di Grafica a Prato nel ’59 e a Pisa nel ’64. Nel ’65 e ’66 la Mostra Internazionale del Bronzetto a Padova, nel ’69 la Biennale Internazionale Arte e Sport a Madrid e, nell’anno successivo, la Biennale delle Arti Grafiche a Barcellona. Inoltre De Angelis parteciperà, ricevendo un riconoscimento, alle Mostre del Fiorino di Firenze nel 1959, ’62, ’64 e ’69. Negli anni Settanta sono da ricordare la Mostra Nazionale Arte e Sport nel ’74 e la mostra degli Accademici delle Arti del Disegno nel ’76 a Firenze. Lo scultore, che da molti anni abita a Livorno, ha collaborato con vari architetti, tra cui Savioli, Michelucci e Gamberini, per la realizzazione di elementi plastici in architettura. Suo è il monumento a Livorno alle Vittime Civili della guerra; altre opere si trovano in musei e raccolte come la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, quello di Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno e il Museo Civico di Livorno, città dove lo scultore risiede da numerosi anni.
Questa testa in cemento patinato riporta la freschezza dell’ultima produzione dello scultore, allora alla soglia degli ottant’anni. Anche con quest’opera, contrassegnata da una elaborata e pur sintetica capigliatura che in un gioco ripartito di ciocche introduce il ritmo delle masse, De Angelis rende testimonianza alla coerenza d’un impegno espresso per sette decenni nella resa figurativa.
Allievo di Bruno Innocenti all’Istituto d’Arte di Porta Romana, il giovane scultore ebbe modo tramite il suo giovane maestro di ponderare la lezione andreottiana sull’essenzialità del modellato e dell’elemento dinamico delle forme. Lezione che tenne in memoria, il cui approfondimento sortirà in ardite soluzioni formali fino a sfociare in quelle “contorsioni manieristiche” registrate da Marchiori nei bronzi del Subacqueo del ’68 e nella Subacquea del ’69, come pure nelle due Giuditte degli anni immediatamente precedenti.
Ma del resto tutta l’opera di questo scultore, fecondo cantore della muliebrità, tende, tramite le movenze del corpo femminile, a una conquista dinamica dello spazio entro cui situare forme bilicate e mosse, fuggenti per centrifughi dinamismi o stanti in arditi baricentri. Figure slanciate di creature come la Ballerina del 1976, la Salomè del 1989 o anche nel Nudo accosciato del ’70, dove si può cogliere la ricerca armonica di De Angelis sui corpi in movimento. L’artista ex sportivo di atletica ha cercato, e “perfezionato”, come scrive ancora Marchiori, “l’interpretazione del nudo femminile con una grazia che raggiunge quel canone di bellezza atletica, o meglio, sportiva, che costituisce un nuovo tipo di realtà, da opporre ai modelli della classicità”.
Nella raffigurazione dei volti De Angelis cerca la dimensione metafisica del soggetto. Le sue teste femminili scolpite nei più amati materiali, dalla pietra serena e pietra forte alla pietra di Guamo, dalla terracotta al legno, dal cemento al bronzo – ma così sarà anche nella grafica – riflettono una loro dimensione mentale, fuori dal tempo, o più precisamente un tempo che pare riflettere l’“età dell’anima”. Così lo scavo di una Testa di ragazza del ’70 o la Testa di ragazza negra del ’74, su su fino a questa di Giovanna. Opere rispettivamente eseguite in pietra forte, in bronzo e in cemento, accomunate, oltre che da una loro interna cifra interiore, da un ricercato senso pittorico delle superfici che di tale interiorità diventa a sua volta espressione; pittoricità che può essere deliberata dalla semplice scelta del materiale, come la non agevole pietra forte, oppure abilmente ottenuta attraverso patinature, come per il gesso, il bronzo o il cemento, del quale la nostra opera costituisce appunto uno splendido esempio.
M.M.