Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Almina Dovati Fusi

Carrara (MS), 1908 / Firenze,1992


In una breve nota autobiografica conservata oggi dal marito Umberto, Almina Dovati Fusi racconta come fin dalla più giovane età la passione per l’arte tracciò il percorso della sua vita: “Posso dire di aver disegnato da sempre, fin dall’età di cinque anni […] Privatamente iniziai gli studi artistici, giovanissima prima con la scultura, poi con la pittura”.

Almina Dovati Fusi nasce a Carrara, nel 1939 si iscrive a Firenze al Corso Libero di Nudo presso l’Accademia di Belle Arti diretta allora dal Maestro Felice Carena. Il corso dura solo tre mesi, pochi per inserirsi nella vita artistica della città, ma sufficienti per iniziare con essa un rapporto strettissimo: “Che Dio ci risparmi Firenze, almeno Firenze”, così si legge in una lettera del gennaio 1944, in quei giorni di occupazione nazista, scritta al marito e da lui stesso oggi conservata.

L’amore per Firenze, la determinazione di continuare l’attività artistica, la portano negli anni del dopoguerra a stabilirsi definitivamente nel capoluogo toscano. In questo periodo dipinge e disegna molti scorci della città, molti della zona di Porta Romana, dove allora abitava, sempre accompagnati da un “pezzo” di natura: alberi, giardini, fiori, brevi orizzonti di verde che lasciano intravedere il ricordo sempre vivo della campagna dell’infanzia. Una natura che negli anni della maturità sarà al centro della sua visione artistica, una natura esplorata anche solo per frammenti, ma rivestiti di profondi significati metaforici. Un’inesauribile varietà di forme legate l’una all’altra dal perpetuo rinnovarsi della vita, interpretate come pretesto iniziale per dar corpo alle emozioni che l’artista porta in sé, nel fecondo lavoro di ricerca di un proprio codice espressivo.

Alla fine degli anni Cinquanta intraprende in maniera decisiva la strada dell’incisione; la lastra diviene il foglio di carta ideale e come lei stessa dirà, l’acquaforte diverrà il mezzo più adatto ad esprimere la poesia del suo mondo interiore. Sicuramente importante l’incontro avvenuto in questi anni con l’artista pistoiese Francesco Chiappelli. Da questo rapporto, trasformato poi in una sincera amicizia, la Dovati acquisisce una sicura padronanza dei procedimenti tecnici in materia d’incisione, arrivando così a definire scelte precise e definitive in accordo con la sua sensibilità.

Nel 1961 espone i primi lavori alla Galleria Vigna Nuova raccogliendo un vivo interesse. Nel 1968 è chiamata a partecipare al Comitato della II Biennale Internazionale della Grafica a Palazzo Strozzi, poi invitata ad esporre alla successiva edizione del 1972; si tratta di un riconoscimento a livello nazionale e da quel momento in poi la sua presenza alle più importanti manifestazioni artistiche sarà costante.

Le sue opere figurano presso Musei e Collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero. Una raccolta di acqueforti e lastre si trova al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e nella Collezione della Biblioteca Marucelliana e alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

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