Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Cesare Fantacchiotti

Firenze, 1844 / Firenze,1922


Figlio dello scultore Odoardo, si forma nella bottega del padre, in un ambiente favorevole tanto all’apprendimento delle tecniche e dei segreti del mestiere, quanto all’avvio dei rapporti con la committenza e con il mercato.

Già all’inizio degli anni Settanta in ogni modo Cesare rivela una personalità decisamente autonoma rispetto a quella del padre, come ebbe a notare Camillo Boito che, inserendolo con Augusto Rivalta, Salvatore Grita e Adriano Cecioni fra i rappresentanti della nuova scultura a Firenze, sottolinea come “fra il figlio e il padre non c’è nell’arte nessuna somiglianza, fuori del grande amore che l’uno e l’altro vi mette”.

La sua è in questi primi anni una scultura di genere, attenta a cogliere il particolare, nei gesti o negli atteggiamenti, delle figure, che fin dai titoli, Vanesia, la Pecoraia, il Risveglio, dimostrano una smania di verità che sconfina talvolta nell’amore per l’apparenza.

È così la frequentazione dell’ambiente macchiaiolo, degli artisti e letterati del Caffè Michelangelo, e soprattutto di un critico come Diego Martelli, a spingere Cesare Fantacchiotti verso un verismo meno scontato e più attento al carattere piuttosto che alla fisicità delle persone. Da qui la sua vena di ritrattista, attestata da quelli eseguiti per gli amici, Diego Martelli e Silvestro Lega tra gli altri, da quelli commemorativi, di Savonarola, Dante e Leonardo ad esempio, ma anche dalle numerose repliche del busto di Vittorio Emanuele II, commissionate da diversi comuni italiani.

Fra le opere di maggiore impegno, andrà ricordato, oltre al Monumento a Giuseppe Giusti di Monsummano del 1877, almeno quello a Garibaldi per la città di Vada del 1875.

Nominato accademico residente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1887, Cesare Fantacchiotti appare sempre più attratto da una committenza di tipo privato, e ripiega così verso un’attività di bottega, affiancando l’esecuzione di qualche monumento sepolcrale di raffinata eleganza, come quello a Teresina Spense, una fitta esecuzione di repliche e varianti delle sue più fortunate sculture, non meno che di quelle del padre.

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