Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Paolo Favi

Firenze, 1935


Paolo Favi ha compiuto le sue prime esperienze artistiche, all’inizio degli anni Cinquanta, collocandosi dentro un filone figurativo di chiara impronta espressionista.

La sua attività espositiva ha inizio nei primi anni Sessanta e rivela un artista attento alla ricerca di un linguaggio ancorato alla realtà contemporanea, attento alle esperienze espressive che tentano nuove forme di oggettività e di realismo.

Nel suo lavora si manifesta ben presto un’ansia verso una nuova spazialità, come per un manifesto disagio verso gli ambiti di espressione figurativa, che non caso Favi tenderà ad abbandonare verso la fine del decennio, e in maniera più decisa e conseguente all’inizio degli anni Settanta, dopo l’incontro con Vinicio Berti, uno dei fondatori dell’Astrattismo Classico.

Un momento di svolta è in ogni caso rappresentato dalla mostra romana, alla Galleria Numero di Fiamma Vigo, dove l’artista espone le sue prime opere decisamente astratte, che si caratterizzano come una serie di monotipi modulari, che si sommano, si compongono e si articolano in aggregazioni complesse.

L’idea della costruzione per moduli, caratterizza il lavoro degli anni Settanta, allorché aderisce al manifesto “Nascita di una morfologia costruttiva”, partecipando nel 1973 alla mostra del gruppo a Palazzo Strozzi.

La ricerca di Paolo Favi evolve ulteriormente all’inizio degli anni Ottanta, con un’attenzione ad una diversa articolazione dello spazio; nascono così le “pellicole” che sono l’elemento più caratterizzante della suo percorso artistico.

Tra le sue numerose esposizioni vanno ricordate almeno le due allestite, in compagnia di Vinicio Berti e Smyte, all’Auditorium Santa Chiara di Vercelli, nel 1986, e poi nell’anno successivo a Firenze, per l’inaugurazione della Galleria A-Z Incontri.

L’impegno artistico di Paolo Favi non si è comunque limitato alla pittura, avendo svolto contemporaneamente una intensa attività come animatore di gruppi culturali d’avanguardia. Dal 1972 l’artista fa parte infatti di quel collettivo Studio d’Arte Il Moro, che negli ultimi decenni si è impegnato nel tentativo di tenere vivo il dibattito sulla ricerca artistica contemporanea a Firenze, allestendo mostre, organizzando conferenze, promuovendo pubblicazioni.

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