Nasce a Reggio Calabria dove frequenta l’Istituto Industriale e l’Istituto d’Arte; nel 1943 partecipa alla lotta partigiana in seguito, nel 1947, si trasferisce a Firenze per completare gli studi all’Accademia di Belle Arti. È stato titolare della cattedra di Figura Disegnata presso il Liceo Artistico Statale di Firenze. Dagli anni Cinquanta matura il suo impegno artistico nell’ambiente fiorentino prima, in ambito realista ed espressionista poi, entra in contatto con l’Astrattismo Classico ed inizia a partecipare attivamente alle prime rassegne artistiche come: nel 1955 a Firenze, nella Saletta del Fiorino; nel 1956 a Livorno, alla Casa della Cultura; nel 1958 a Firenze, all’Accademia delle Arti del Disegno. Nel 1964 fonda, insieme a Vinicio Berti, Giampiero Avanzini, Nadia Benelli, Bruno Pecchioli e Liberia Pini, il Gruppo Segno Rosso, che ha riunito la generazione degli artisti fiorentini dissidenti, impegnati nel rinnovamento in senso astratto del linguaggio artistico contemporaneo. Da questa prima esperienza collettiva, nel 1970, viene fondato da Mauro Bini e Bruno Pecchioli, lo Studio d’Arte Il Moro che, dal 1971 vede tra i fondatori anche Natale Filannino il quale, partecipa in questi anni, a tutte le manifestazioni promosse dal collettivo, vedi nel 1972 a Firenze, la Mostra delle venti serigrafie raccolte nella cartella Nascita di una morfologia costruttiva; a Basilea, l’esposizione Internationale Kunstmesse Art 3’72; e sempre nello stesso anno espone a Firenze con la moglie Nadia Benelli alla rassegna Verifica. Come bilancio dell’esperienza di quest’ultima mostra, nel 1973 Filannino, espone insieme ai compagni nella Mostra alla Strozzina (Palazzo Strozzi, Firenze) dal titolo Nascita di una morfologia costruttiva, per l’occasione esce il Manifesto omonimo, vera e propria dichiarazione di poetica del gruppo. Dalla metà degli anni Settanta, l’artista è impegnato ad esporre in numerosi paesi stranieri come, Mosca, Praga, Sofia, Budapest, Vienna, ecc., nel 1977, inviato dal Governo jugoslavo, presenta un’importante mostra antologica a Dubrovnick. Ha allestito circa sessanta mostre personali in tutta Italia e ricevuto numerosi premi, citiamo: 1° Premio Fasola Accademia Nazionale S. Luca, Roma 1958; 1° Premio del Disegno, Firenze 1961; Premio Nazionale S. Stefano, Novara 1974.
“[…] Ci sono uomini, artisti, pittori che, per questo senso, che a tratti rende nomadi e avventurosi, sfuggono alle normali classificazioni critiche, alle identificazioni logiche, diciamo mestamente logiche, sfuggono a definizioni conformi al buon senso comune. […] Uno tra questi uomini, artisti, pittori, era il caro indimenticabile Natale Filannino. Sì, bisogna dirlo, Natale Filannino appariva per tanti presuntuosi e fasulli della nostra critica d’arte, un isolato e, quasi per deliberato modo di classificare, un isolato da isolare. […]” (cfr. V. Berti, Natale Filannino, in Firenze/Ricerca - Arti Visive Documenti ed esperienze dal dopoguerra ad oggi, a cura de Il Moro Archivio Arti Visive, Firenze, 2000, p. 95).
Il ruolo di Natale Filannino all’interno delle due esperienze collettive di Segno Rosso e del gruppo dello Studio d’Arte Il Moro, è sempre stato basilare; la testimonianza di Vinicio Berti, che ha condiviso il lavoro dell’artista e dell’uomo impegnato politicamente, evidenzia il modo in cui la critica ufficiale ha classificato uno dei personaggi più reattivi ed anticonformisti del panorama culturale fiorentino degli anni Settanta.
Partendo dall’analisi critica della cultura borghese, di cui Filannino mostra di essere un acuto osservatore, procede attraverso un percorso autonomo e nomade, pregnante di inquietudini e di continue ricerche attraverso le quali, l’artista riesce a non isolarsi dalla realtà; a dimostrarlo, è la sua riflessione sul processo dialettico dell’incontro della realtà dell’emigrante (da lui vissuta direttamente quando da Reggio Calabria, negli anni del boom economico, si trasferisce a Firenze) con la realtà della città industriale. È principalmente questo il tema da cui si sviluppano le soluzioni pittoriche degli anni Settanta: grandi tele articolate su architetture di forme sintetiche e taglienti; segni nervosi come scosse elettriche precisati, con essenzialità, dall’uso di tinte fredde. Costruzione Intermodulare del 1972, appartiene a questo ciclo di opere; la struttura interna si articola su una trama di geometrie spigolose evidenziate da una selezione cromatica che predilige solo il bianco-nero-viola; l’effetto di rigorosa bidimensionalità si interrompe solo nella porzione geometrica centrale per la quale l’artista, recupera una certa sensibilità pittorica, affidandosi ad un segno grafico più sottile evidenziato dalle ombreggiature.