Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Giuseppe Gavazzi

Marcoussis (Francia), 1936


 Giuseppe Gavazzi, restauratore, pittore e scultore, consegue il diploma presso la Scuola d’Arte Petrocchi di Pistoia dove ha come insegnante Alfiero Cappelli-ni. In un’intervista egli riconosce il ruolo di maestro-guida svolto dall’artista pistoiese nei confronti della sua generazione: “Cappellini è stato importantissimo per me e per gli altri ragazzi di allora … Ci ha fatto conoscere la pittura, l’uso dei colori, i grandi del passato” (M. Tuci, Tra gioco e malinconico stupore, in Giuseppe Gavazzi sculture in terracotta (catalogo della mostra), Galerie von Braunbehrens, Monaco 1999, p. 24).

è lo stesso Cappellini a incoraggiarlo nella strada del restauro e a presentarlo nel 1955, a Leonetto Tintori; in quella data entra nel gruppo dei suoi collaboratori partecipando al restauro di opere fondamentali dell’arte italiana, quali gli affreschi di Giotto alla Cappella degli Scrovegni a Padova. Nell’eserci-zio di questa attività inizia un rapporto importantissimo con i grandi maestri del passato.

In questo periodo si avvicina alla pittura, cui si è dedicato fino alla fine degli anni Sessanta, parallelamente inizia a scolpire la pietra realizzando bassorilievi per passare poi in seguito al legno. Nel 1966 matura l’interesse per la terracotta che inizialmente rifinisce con una patinatura, poi dal 1968 comincia con gli interventi di colore.

La scultura policroma attesta la vocazione per questo tipo di produzione scultorea caratterizzando la sua vicenda artistica. Sono immagini sottratte alla realtà, soprattutto a quella familiare, caratterizzate da una schietta ingenuità, affidate a bambini e bambine, alla cura di certi loro vestiti e ornamenti, la stessa espressione d’ingenuità si ritrova anche quando si rivolgono al sacro, come certe Annunciazioni o certe Maternità.

Pur restando la terracotta policroma il materiale preferito, egli non manca di eseguire opere in stucco come La bambina a cavallo (1977), in marmo Bambina (1985-86) o in bronzo Verticale (1973). Al legno ritorna periodicamente con grandi sculture, come l’Annunciazione (1987-89) e le Maternità, che appartengono alla produzione più recente.

Il 1973 è un anno importante per il riconoscimento del suo lavoro: riceve un premio dalla Repubblica Federale Tedesca, vince il XXI premio del Fiorino alla Biennale Internazionale d’Arte a Firenze, premio che riconferma nel 1977; sempre nello stesso anno gli viene assegnato il premio alla IX Biennale Nazionale “Arte e Sport” di Firenze.

Dal 1974, questa volta come titolare dei lavori, restaura opere di Simone Martini, Sassetta, Duccio, Vecchietta, Sodoma e Beccafumi. L’esperienza e l’acquisizione di una severa tecnica, quale quella dello scavo e dell’indagine sull’antico, s’incrocia con il gusto e lo stile dell’artista dimostrando di possedere una cultura educata da molteplici fonti. Per collocare idealmente l’opera di Gavazzi, Enzo Carli ricorda Desiderio da Settignano, Rossellino, Agostino di Duccio, spingendosi fino a Rosai, per indicare una schiettezza di sintesi formale tutta toscana. (E. Carli, Un poeta di domestici accadimenti, in Giuseppe Gavazzi sculture in terracotta, catalogo della mostra, Galerie von Braunbehrens, Monaco 1999, p. 53).

Le opere di Giuseppe Gavazzi si trovano in gallerie e collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

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