Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si iscrive all’Accade-mia di Belle Arti di Palermo, dove si forma sotto la guida di Pippo Rizzo per la pittura e di Antonio Guarino per l’incisione. Ottiene il diploma nel 1940 e l’anno dopo partecipa alla X Mostra del Sindacato di Belle Arti di Sicilia, in quell’occasione il suo nome è segnalato da Carlo Battaglia in un articolo su “Emporium” (C. Battaglia, La X mostra d’arte del sindacato siciliano, in “Emporium”, XLVII, n. 564, dicembre 1941, p. 286).
Nel 1942 diviene assistente dello stesso Guarino, poi dopo il trasferimento a Roma del maestro, passa docente alla Cattedra di Tecniche dell’Incisione. Con il suo lungo magistero forma intere generazione di allievi, spaziando con sicurezza in tutte le tecniche calcografiche, dall’acquaforte all’acquatinta, alla punta secca, alla vernice molle, in linea con l’insegnamento di Antonio Guarino, togliendo all’incisione quel puro aspetto meramente riproduttivo e divulgativo che sovente l’aveva caratterizzata, per imprimerle un proprio carattere creativo.
Nel 1947 vince il primo premio al Concorso Paesaggio siciliano, con l’opera La cala di Palermo; si tratta di una immagine urbana, portuale, della città: la banchina di attracco dei pescherecci e sullo sfondo appena schizzato il faro.
Il decennio 1940-50 la vede partecipe a molte delle più importanti esposizioni nazionali ed estere.
Nel 1957 in occasione della Biennale dell’Incisione italiana contemporanea, Giorgio Trentin, tracciando un breve profilo biografico dell’artista, scrive: “Le sue opere sono frequentemente dedicate al paesaggio tradotto in una grafia rapida e funzionale, sciolta, a segni allungati e incisivi come schizzati sulla lastra che si infittiscono e approfondiscano qua e là attorno ad alcuni valori essenziali nelle note più cupe del ritmo tormentato e doloroso d’un tronco d’albero corroso dalle intemperie in acuto e drammatico risalto” (G. Trentin, Lina Gorgone, in 2. Biennale dell’incisione italiana contemporanea (catalogo della mostra), Venezia, Tip. Emiliana Artigianelli, 1957, pp. 106-107, tav. 52).
Parteciperà ancora a Venezia nel 1961, alla IV Biennale dell’incisione, come ripetuta sarà la sua presenza alle Quadriennali romane.
Nel 1955 si sposa; da quella data l’impegno si sposta esclusivamente in direzione dell’insegnamento, o almeno la sua attività artistica si svolge prevalentemente in mezzo agli allievi dell’Accademia. Nonostante le sollecitazioni della stessa Accademia, Stefano Lo Presti è stato un suo allievo, l’artista ha condotto, fino alla sua scomparsa, una vita lontana dagli eventi espositivi, nella sua casa vicino Palermo.
Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero; in particolare alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, alla Calcografia Nazionale di Roma, alla Raccolta Bertarelli di Milano.
Quest’opera è stata esposta nel 1998, alla mostra L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, a Villa Renatico Martini, Monsummano Terme; in occasione della presentazione dell’artista, Angela La Ciura così ha scritto: “Un segno forte, carico di energia, che ricerca ed enuclea la forma significante, ora organizzandosi in fitti reticoli, ora in trame oblique, ora coagulandosi in macchie dense e corpose, costituisce la nota dominante del linguaggio di Lina Gorgone che bandito ogni indugio descrittivo, spogliato il dato visibile del superfluo, con tratto asciutto e scarno, sempre funzionale, punta all’essenza più profonda delle cose, vibranti nell’atmosfera di un ricordo, di uno stato d’animo, di un’emozione visiva” (Angela La Ciura, in AA.VV., L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma (catalogo della mostra), Monsummano Terme (Pistoia), Tipografia Romani, 1998, p. 26).
Il tema del paesaggio è caratteristico di tutta l’opera della Gorgone. Un paesaggio filtrato dall’animo, nell’abile gioco del segno ora allungato e vibrante, ora rappreso in macchia, ingarbugliato in zone scure ma capace di districarsi in pochi tratti sì da formare ombre lievi e cogliere il segreto di una sottile inquietudine. S.T.