Cresciuta in Ticino, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Verona. Dal 1981 è docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 1984 entra a far parte dell’Associazione Incisori Veneti. Nel 1985 è invitata a far parte della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra di Palermo e dal 1986, tiene corsi e seminari sull’incisione presso il Centro Internazionale della Grafica a Venezia, dove ha pubblicato numerose cartelle con presentazioni e note critiche di personaggi come Antonello Trombadori, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino ed Enrico Baj. Ha illustrato un poema di Danilo Dolci e un volume di poesie di Giuseppe Messa; inoltre ha pubblicato due libri d’artista a cura del Centro Internazionale della Grafica di Venezia.
Numerose sono le sue esposizioni in Italia e all’estero, in particolare, Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti, Africa e Asia, tra le quali citiamo: Banca Nazionale Svizzera, Chiasso, 1978; Sala “Boggian”, Museo di Castevecchio, Verona, 1980; Villa Malpensata, Lugano (Svizzera), 1982; Galleria d’Arte al B, Palermo, 1983; Galleria Il Mosaico, Chiasso (Svizzera), 1985; Università PUC (dove ha tenuto anche un workshop di bulino), Rio de Janeiro (Brasile), 1988; Personale all’Istituto Italiano di Cultura, Alessandria d’Egitto, 1989; Drake University, Department of Art School of Fine Arts, Yowa (USA), 1989; Centro Culturale Polivalente, Bagnocavallo (RA), 1990; Villa Malfitano, Palermo, 1991; Musée Véra, S. Germain en Laye (Parigi), 1992; Il libro d’artista, Galleria Segno Grafico, Palermo, 1995; Sottopressione - Incisioni, Palazzo dei Benedetti, Cinisi -Palazzo Cataldi, Terrasini (Palermo), 1997; Palermo Paperworks prints from the Accademia di Belle Arti, incisioni, Corcoran Gallery of Art, Istituto Italiano di Cultura, Washington (USA), 1997; L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme (Pistoia), 1998; XIV Premio Internazionale per l’Incisione, Biella, 1999; Spazio 9, Torino, 2000; Biennale dell’Incisione Italiana, Campobasso, 2000.
“Ritrovare la capacità di investire tutta la realtà dell’esistenza nella traccia più elementare, nell’impronta più semplice, è per Carla Horat il percorso da praticare in ambito grafico. Agendo su una materia che viene recuperata come valore di superficie, prendono forma immagini poetiche: linee fragili e sottili, in movimento da un orizzonte ad un altro, che emergono come impulsi inconsci portati a livello di coscienza” (cfr. G. Di Piazza, L’Acquaforte: una morsura intellettuale, in Sottopressione - Incisioni, Palermo 1997).
L’opera della Horat si sviluppa in un continuo confronto tra libertà creativa e disciplina tecnica; attraverso il segno e la sua travolgente capacità di metamorfosi l’artista, percorre una strada che, con mezzi espressivi decisamente diversi, può condurre a risultati analoghi in campo pittorico pur mantenendo sempre una propria autonomia linguistica. Supportata da una varietà di tecniche sperimentali la Horat, realizza delle superfici astratte composte da forme e segni enigmatici, che si dilatano ed espandono fino a diventare macchie di colore scaturite, secondo Enrico Baj, dalla “[…] tempestosa evocazione dell’animo umano” (cfr. E. Baj, Carla Horat, in L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Monsummano Terme (Pistoia) 1998, p. 71).
Le opere di Carla Horat progrediscono attraverso un processo di disgregazione della forma il cui scopo, è quello di ricreare un caos primordiale dal quale scaturisce un ordine armonico, graficamente coerente.
Quello dell’artista, è uno spazio in divenire nel quale, la materia esplode in un flusso cromatico che, a contatto con la superficie della lastra, si disintegra, stemperandosi in una massa sempre più acquosa e trasparente. Claudio Alessandri, definisce questi lavori come “paesaggi cristallizzati, non inerti”, e poi ancora: “[…] esplodono, simili a frutti ebbri di tuguri primaverili ampliandosi in pulsioni parossistiche che non generano disordine, compongono sul supporto un elegante divenire di forme a stimolare organismi intimamente vissuti ed esaltati da una leggibilità non immediata […], l’esaltazione della Horat, tesa ad un messaggio altruistico di infinito donarsi ad una comprensione universale” (cfr. C. Alessandri, Carla Horat, in Sottopressione - Incisioni, Palermo 1997).