Stefano Lo Presti vive e lavora a Palermo. Dopo essersi diplomato presso l’Istituto d’Arte di Palermo e al Magistero d’Arte, consegue la specializzazione in Arti Grafiche e successivamente, si iscrive al corso di decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo dove figura tra gli allievi di Lina Gorgone.
Entrando in contatto con il gruppo letterario di Francesco Carbone, ha modo di confrontarsi con il pensiero di autori e critici come Pierre Restany e Filiberto Menna. Nel 1970 inizia a produrre libri e cartelle con stampe d’arte originali. Nel 1980 diviene titolare della Cattedra di Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Macerata e nel 1985, assume lo stesso incarico anche all’Accademia di Belle Arti di Palermo, della quale diviene Direttore nel 1993. Dal 1984 è entrato a far parte dell’Associa-zione Incisori Veneti.
Ha partecipato e promosso numerose esposizioni cercando di coinvolgere i colleghi incisori palermitani, tra le ultime mostre citiamo: Sottopressione -Incisioni, Auditorium S. Chiara, Comune di Racalmuto (Agrigento), 1996; Rassegna d’Arte Contemporanea Duplice Versante, Museo Internazionale dell’Immagine Postale, Belvedere Ostrense, Ancona, 1997; Sottopressione - Incisioni, Palazzo dei Benedetti, Cinisi - Palazzo Cataldi, Terrasini (Palermo), 1997; Palermo Paperworks print from the Accademia di Belle Arti di Palermo, incisioni, Corcoran Gallery of Art, Istituto Italiano di Cultura, Washington (USA), 1997; L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme (Pistoia), 1998; Isaia 53, Mostra d’Arte Sacra, Santuario SS. Crocifisso, Treia, Macerata, 1998.
Lo Presti incide la lastra impietosamente, ottenendo contrasti netti, abbagliati da una luce che non consente indecisioni, riparatori ripensamenti. La ricerca delle forme è appagata da un realismo elegante, melodicamente piacevole. È evidente la riscoperta di un mondo pietrificato che ha serbato per millenni un racconto vitale alle origini di una umanità immersa nel candore di un primigenio sapere, ancora immune dai segni sanguinanti di un procedere insensato, di una umanità alla quale è stato fatto dono di una scintilla di infinita conoscenza […] rifiutando la bellezza e l’armonia, l’eleganza di una natura rigenerata” (cfr. C. Alessandri, Stefano Lo Presti, in Sottopres-sione - Incisioni, Palermo 1997). Stefano Lo Presti affronta la superficie metallica della lastra, usando tecnicamente tutti gli strumenti possibili per conseguire una forma che, è già insita in lui e che, si chiarisce nel momento della esecuzione. La sua personale visione del mondo, si fonda su una dialettica dell’incontro tra repertori naturalistici e rimandi ad una “realtà altra”, come la definisce Leo Strozzieri. Affidandosi ad un insolito formato circolare, l’artista sperimenta una composizione basata sulla compenetrazione tra un solido geometrico e un’immagine, ancora indecifrabile che, grazie ad un segno sinuoso e all’incalzare di ritmi di luci ed ombre, rimanda ad iconografie più propriamente naturalistiche.
“Su una texture segnica, che ricopre come un continuum l’intera superficie, si dispiega il corpo sofferente di una natura inquinata, ultima traccia del perdurare di una memoria manifestatasi nella sua trasformazione estetica” (cfr. G. Di Piazza, L’Acquaforte: una morsura intellettuale, in Sottopressione -Incisioni, Palermo 1997). Le immagini di Stefano Lo Presti sono il riflesso di una realtà particolarmente aspra, citazione di una visionarietà interiore; in Senza Titolo del 1997, si impongono due figure esanimi, definite dall’evidenza di un segno impietoso e crudele che si accanisce sui corpi scarnificati, sottolineando una scena inquietante, non priva di risvolti metaforici e simbolici. Come afferma Fiammetta Sciascia: “Lo Presti campisce con determinazione per risolvere scansioni spaziali, usa l’evidenza del segno che diventa disegno, impone la forma. Tutto è determinato, definito. […] Paesaggio aspro, forte che indica certezze e non disorienta nella lettura di dati appartenenti alla geografia del reale” (cfr. F. Sciascia, in Sottopressio-ne - Incisioni, Palermo 1996).