Tra gli allievi più promettenti di Libero Andreotti, Giannetto Mannucci subito dopo il diploma all’Istituto d’Arte di Porta Romana passerà all’insegnamento di plastica e disegno all’Istituto di Avviamento Professionale. Inserito nel circolo artistico e letterario facente capo a Carena e Andreotti, il giovane fu presente nel ’32 con altri allievi alla VI mostra Regionale d’Arte Toscana, dove nella sala attigua a quella dedicata al maestro esporrà due ritratti. L’anno seguente parteciperà alla I Mostra del Sindacato di Belle Arti con il Ritratto di mia sorella, busto in gesso patinato a terracotta di notevole eleganza formale, citato da Ugo Ojetti sul Corriere della Sera come fra i migliori della mostra e riprodotto da Aniceto del Massa sulla rivista “Arte Mediterranea”. Nel ’34 il giovane scultore sarà presente con il ritratto dell’avvocato Ginnasi alla XIX Biennale di Venezia.
Collateralmente all’attività di scultore Mannucci esercita quella di medaglista (aggiudicandosi nel ’34 il 2° premio al concorso Firenze fiorita) e quella di scenografo per manifestazioni nell’ambito dei Littoriali della Cultura e del Maggio Musicale fiorentino. Nel ’36 il suo nome figura, con il grande bassorilievo de La costruzione della Cupola, tra quelli di Moschi e Griselli per la decorazione della Palazzina Reale di Giovanni Michelucci nella nuova stazione di Firenze. In quell’anno torna alla Biennale di Venezia esponendo due ritratti e Ninetta, una figura in marmo grande al vero, e nell’edizione successiva sarà presente con il volto in pietra Ragazza di Maremma. Nel ’37 partecipa alla Esposizione Internazionale di Parigi, dove riceve una medaglia d’oro; riconoscimento conferitogli tre anni dopo anche alla Triennale di Milano.
Dopo il conflitto Mannucci sarà chiamato a restaurare i fregi marmorei del ricostruito Ponte a Santa Trinita, e proseguiranno in quegli anni le sue presenze alla Biennale: nel ’54 esporrà tre medaglie-ritratti e nel ’56 sarà invitato con una personale di 15 bronzi. Accademico residente delle Arti del Disegno, insegnante al liceo artistico e titolare di cattedra assieme a Emanuele Cavalli alla Scuola Libera del Nudo, tra i numerosi lavori pubblici commissionati per varie sedi sono da ricordare i bassorilievi nel foyer del teatro Verdi di Firenze eseguiti nel ’49, nel ’56 la campana Mater Dei per il Campanile di Giotto, nel ’61 il San Giorgio per la Direzione dell’Autostrada del Sole e due figure per le sedi INA di Roma e di Bologna.
Giovane insegnante di disegno, Giannetto Mannucci coltivò quella disciplina per tutta la vita, come dimostrano anche alcune esposizioni personali, tipo quella del 1978 all’Accademia delle Arti del Disegno, dove insieme a undici bronzi vennero esposti i disegni dell’inedito tema delle Alpi Apuane, eseguiti in una libertà da rasentare l’astrazione.
Nel disegno Mannucci mantiene l’impostazione chiara e netta delle linee, caratteristica delle sue sculture, e il tratto sicuro con cui l’artista segna la morbida posa di questa bagnante ne è la prova tangibile: da l’Adolescente, scultura in mostra alla Exposition Internationale de Paris, al bassorilievo delle Tre Grazie ora alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze; dal Nudo Semiseduto al Nudo in terracotta; dalla Donna con canestro a quello morbidissimo in marmo – esposto nel ’36 alla XX Biennale di Venezia – di Ninetta.
Il disegno della Donna al sole eseguito nell’estate del ’42 a Civitavecchia dove Mannucci militava nell’arma del Genio, venne pubblicato nello stesso anno sulla rivista “Il Casanova”, come rammenta in uno scritto Anna Martinez: “Nel periodo incandescente della ‘liberazione’ e postbellico Mannucci collabora come disegnatore al ‘Non Mollare’, l’organo toscano del Partito d’azione, che pubblicava le sue vignette di vedute cittadine dell’immediato dopoguerra: Piazza Stazione, piazza Indipendenza, via Tornabuoni […] Di poco precedenti sono due disegni pubblicati su un raro libriccino delle Edizioni di Scena Illustrata Firenze: “Il Casanova, nuovissimo segretario galante”, dove una dedica del compilatore A.C. Dauphiné dice: “A Giannetto detto ‘il Pomero’ ovvero ‘il Rosso’ ed eziandio ‘il Ticchete-Tacchete’, dedico questa copia de ‘Il Casanova’ che reca due disegni dovuti alla sua ARTE INIMITABILE … Agostino, 30 dic. 1942”.
In quegli anni Mannucci era addetto come militare del Genio alla mimetizzazione delle navi (“Sembravano gelati di crema e pistacchio”) e, per la sua particolare abilità, era stato anche inviato a mascherare l’istmo di Corinto. Incarichi che fornivano all’artista la possibilità di trattenersi sulla spiaggia e fare schizzi e disegni a colleghi e bagnanti, “sempre pronto a cogliere – come ha scritto Paola Cassinelli – non soltanto l’aspetto esteriore di ciò o di chi avvicina, ma anche a frugare negli stati d’animo dei suoi compagni di guerra, come si vede ne Il soldato Mele e nel Soldato a torso nudo”.M.M.
Questo lavoro proviene dallo stesso album di studi del disegno precedente, con il quale Mannucci si esercitava a ritrarre figure in spiaggia. Il ragazzo sdraiato potrebbe apparire quale ideale pendant della Donna al sole, poiché le posizioni degli arti – un braccio piegato sopra la testa e una gamba flessa – si offrono, contrapposti, in una bilanciata omogeneità di ritmi compositivi.
Cantore della bellezza muliebre, più raramente Mannucci offre saggi, sia nel disegno che nella scultura, del nudo maschile. Pochi gli esempi, tra i quali potremmo citare anche quegli appunti grafici, eseguiti per tutt’altro movente e significato, dello Scriba egizio del Louvre. Disegni eseguiti nel 1948 su fogli di un ricettario medico davanti alla scultura, la quale, come annotò l’artista sotto a uno dei disegni, lo aveva attratto per la sua “forza interiore superlativa”. In scultura i rari esempi di nudità virile saranno quelli “eroici” dei costruttori della Cupola di Santa Maria del Fiore nel bassorilievo omonimo della Palazzina Reale alla stazione di Firenze, oltre al nudo adolescente del Nuotatore seduto.
Nel dopoguerra, procedendo per sunti strutturali, Mannucci plasmerà i due Lottatori del rilievo omonimo e le figure a tuttotondo del Seminatore e del San Giorgio. Una caso a sé costituisce il nudino del figlio Guido, riconoscibile nel Bambino seduto, figura eseguita in gesso e poi in bronzo nel 1967 che, come ha notato Ornella Casazza, risente, come altre sculture di figure sedute “compatte e serrate” di quella “forza interiore” suggeritagli tanti anni prima dallo Scriba egizio.
La figura virile verrà vista da Mannucci anche inerente ai “mestieri”, come nel pannello a bassorilievo dei Tipografi o come i Lavoratori dell’autostrada. M.M.
Numerosissimi i disegni conosciuti di Giannetto Mannucci, indiscusso maestro del Novecento, interessanti, ma soprattutto importanti perché ci permettono di ricostruire in maniera precisa e puntuale, il percorso e la costruzione delle sue sculture. Ricordo con affetto e grande stima i racconti della moglie, Anna Martines, deceduta nel 2010, che descriveva i momenti in cui il marito richiedeva a lei o ai figli, Enrico e Guido, di diventare i modelli delle sue opere. Lunghe ore di posa che si ripetevano nel corso delle settimane per poter ottenere schizzi e studi che gli permettessero di impegnare con maestria la propria esperienza plastica. Disegni realizzati con una grafia energica e ben equilibrata incline alla padronanza di mezzi che hanno il compito di moderare e armonizzare i volumi classici e arcaici del suo linguaggio schiettamente toscano. Giannetto Mannucci fu comunque anche un ritrattista sensibilissimo, capace di conferire il soffio della vita non solo sulla effige, ma anche sui corpi delle sue figure. Bellissimo il disegno della collezione Il Renatico dove il sinuoso ed elegante nudo femminile, di tre quarti, leggermente inclinato, è eseguito con una linea continua, rapida, occasionalmente ripassata con insistenza, ma priva di spolvero o chiaroscuro, che ricorda le dolcissime donne, in gesso, bronzo, terracotta, presenti in tutta la produzione scultorea di Mannucci. Non è l’aspetto realistico delle figure che l’artista traduce con la sua matita, ma lo stato d’animo, l’emozione che può trasmettere una donna nella sua intimità, sia nel momento sublime della maternità che in quello più quotidiano e meno aulico della depilazione o del taglio delle unghie. “Frugare negli stati d’animo” dei suoi modelli per catturare la dolcezza e la spontaneità dell’attimo: ecco la poetica che si riscopre in tutta l’opera di Giannetto Mannucci .