Ha frequentato l’Istituto d’Arte per il Mosaico di Monreale a Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Palermo specializzandosi nelle Tecniche dell’Incisione. Dal 1982 è titolare della Cattedra di Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Inizia l’attività espositiva nei primi anni Ottanta partecipando a numerose collettive tra le quali citiamo: Giovani incisori dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, Centro Culturale dell’Opera universitaria di Palermo, Palermo, 1981; Arte Contemporanea al Castello dei Ventimiglia, Castelbuono, 1983; Mostra itinerante in Polonia (Varsavia-Niepokalanow-Danzica-Cracovia), maggio 1984; Arte Postale-Mail Art, Pontassieve, 1984; IV Biennale d’Arte Contemporanea, Galleria Civica d’Arte Moderna, Monreale, 1984; Arte Postale-Mail Art, Postmuseum, Stoccolma, 1985; Mostra d’Arte Liberi dalla Mafia, Biblioteca Comunale, Partinico, 1985; Mostra d’Arte Istituto Picasso, Palermo, 1991; Grafica Americana Contemporanea, Palermo, 1995; Profezia di bellezza: arte santa tra memoria e progetto, P.zza San Pietro, Città del Vaticano, 1996; Sottopressione, Cinisi-Terrasini (Palermo), 1997; Palermo Paperworks Print from Accademia di Belle Arti di Palermo, Corcoran Gallery of Art-Istituto Italiano di Cultura, Washington (USA), 1997; L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme (Pistoia), 1998; Workshop, Accademia di Belle Arti, Norimberga, 2000; Solidaria, Comune di Marsala, 2000; Segni del tempo. L’opera grafica dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, Galleria Comunale S. Croce, Comune di Cattolica, 2000.
Tra le mostre personali citiamo: Mostra Personale, Galleria Arte al Borgo, Palermo, 1981; Mostra Personale, Galleria Flaccovio, Palermo, 1983; Mostra Personale, Galleria APSA 8, S. Maria in Trastevere, Roma, 1985.
Dal 1984 fa parte dell’Associa-zione Incisori Veneti.
Sull’opera di Mazzarino hanno scritto: Francesco Carbone, Claudio Alessandri, Laura Oddo, Franco Grasso, Mariano Apa, Pino Giacopelli, Gianna Di Piazza, Fiammetta Sciacca, Luciana Giunta, Eva Di Stefano.
“La produzione di immagini, di atmosfere e dei risultati formali verso cui tende la mia ricerca incisoria nell’uso delle tecniche miste o singole (vernice molle, acquaforte, acquatinta, puntasecca, maniera nera, per la litografia), di cui essa si avvale, vuole esprimere il senso di angoscia che oggi avvolge l’uomo.” (cfr. R. Mazzarino, in Aspetti della ricerca artistica giovanile a Palermo e Venezia, Venezia-Palermo 1987, p. 66).
Nell’opera Graffiti, del 1998, Riccardo Mazzarino predilige una singola tecnica, la puntasecca; aderendo sapientemente ai dettami delle tecniche incisorie, l’artista concentra una trama di linee concitate e nervose, su due figure taurine che si impongono in tutta la loro forza vitale. La varietà espressiva del segno si coniuga con il colore che, affiorato nella parte superiore dell’opera e diluito in una velatura di ocra, avvolge nella luce uno dei due animali. “[…] il colore che assume forza pregnante ed insostituibile all’opera di questo artista che insinua nelle sue realizzazioni un susseguirsi incalzante di interrogativi, risolvibili solo quando l’osservatore, smessa la pesante coltre dei preconcetti, accetta un mondo celebrale, visibile e il godibile nella comprensione di una cultura emotiva che è stimolo ad una creatività che rifiuta il male quale anestetico della fantasia, dello scorgere la luce al di là delle tenebre” (cfr. C. Alessandri, Riccardo Mazzarino, in Sottopressione -Incisioni, Palermo 1997). S.B.
“[…] dagli addensamenti grigio-scuri, dalle trame di linee sovrapposte, denunciano nel mio lavoro la fragilità della materia e la sua scomposizione in metamorfosi anatomiche che il segno grafico, di matrice neo-impressionistica, imprime sulla lastra nel tentativo di rendere coerente il tema della mia ricerca”. (cfr. R. Mazzarino, in Aspetti della ricerca artistica giovanile a Palermo e Venezia, Venezia-Palermo 1987, p. 66). Nell’opera Trapasso, del 1998, Mazzarino ripropone e rielabora il soggetto di Graffiti. La disposizione dei due animali, segue quella dell’incisione precedente: una figura in primo piano che, risulta decisamente costretta o imprigionata in uno spazio delimitato e, una figura minore che, in Trapasso, perde quasi del tutto la sua riconoscibilità perché stravolta e aggredita dall’incombere del segno grafico. Come afferma Francesco Carbone, Mazzarino trasforma “[…] il medium incisorio in produzione di immagini, di atmosfere, di rese para e post-figurali […]” (cfr. F. Carbone, Riccardo Mazzarino, in L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Monsummano Terme 1998). S.B.