Una intensa attività culturale ha distinto tutta la vita di Vasco Melani, artista proveniente da un'antica famiglia toscana, nato a Firenze nel 1910. Dopo una prima formazione scolastica presso l’Istituto d’arte di Porta Romana si trasferisce a Milano con la famiglia all’inizio degli anni venti e all’età di diciassette anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, entrando moilto presto a far parte del gruppo di Munari, Fillia, Prampolini, Andreoni e Marasco. Nel giugno del 1929 è presente alla 55° Mostra Sociale della Famiglia Artisrtica alla Galleria Micheli e firma i suoi lavori Vasquez M.; nell’ottobre dello stesso anno espone nove opere alla mostra futirista Architetto Sant’Elia e 22 pittori futuristi inaugurata sempre a Milano alla Galleria Pesaro. Rientrato a Firenze nel 1932 riprende la sua frequentazione con Antonio Marasco e partecipa con lui ai Gruppi Futuristi d’Iniziativa e Mostra d’Arte Futurista alla Galleria di Palazzo Ferroni in via Tornabuoni. Assume la direzione del giornale “Larno” e si occupa di cronaca e di critica d’arte sui giornali locali. Molto ben presto la sua firma e le sue illustrazioni appaiono anche su “Frontespizio”, la maggiore rivista culturale fiorentina del periodo, diretta da Piero Bargellini ed edita da Vallecchi. Nel 1936 parte come ufficiale volontario per l’Africa Orientale e due anni dopo scrive un diario dove l’iniziale entusiasmo per quella campagna lascia il posto ad una critica feroce sugli orrori e le crudeltà della guerra. Ordinario di disegno e storia dell'arte, pittore e scrittore, Melani ha partecipato ai più significativi movimenti d'avanguardia, dal Futurismo al Neorealismo, intervenendo a mostre in Italia e all'estero. Sue opere sono state accolte in Chiese, collezioni pubbliche e private. Per oltre venti anni è stato direttore del Museo Civico di Pistoia e Ispettore Onorario alle Soprintendenze. Ha diretto "La Voce del Popolo", organo del C.L.N. di Pistoia nel 1944 ed è stato redattore-capo del "Non Mollare" del Partito d'Azione e della "Vita dei Campi". Ha collaborato a quotidiani come "Giustizia e Libertà", "La Patria", "Il Nuovo Corriere", "Il Giornale del Mattino" e nell'edizione del 1960 dell'Enciclopedia Britannica. E' fra i sostenitori della riapertura dell'Istituto d'Arte di Pistoia e ne assume il ruolo di direttore tra il 1946 e il 1950. Nel 1946 fonda e dirige la “Saletta Masaccio”, centro d’arte contemporanea, ed è promotore di una campagna nazionale per la difesa delle opere d'arte della sua città. Nel 1947 partecipa alla mosttra del “Luglio pistoiese” e l’anno successivo è al Premio di Pittura Antonio Gramsci. Ha diretto anche saggi archeologici nel territorio, iniziando a Pistoia un nuovo interesse culturale e fondando il primo "Gruppo Archeologico" attivo nell'agro pistoiese. Sono numerose le sue pubblicazioni per il Museo Civico, che gestisce con l’incarico di direttore dal 1956, e per le scuole secondarie italiane. Accanto alle funzioni del museo, Melani crea un nuovo spazio espositivo la Sala Ghibelllina che dal 1956 al 1958 ha sede nel Palazzo Comunale e in seguito in Palazzo Marchetti fino al 1971. Nel dicembre 1956 la Ghibellina ospita la prima esposizione numericamente integrale della collezione di Numero di Fiamma Vigo e l’anno successivo inaugura la sesta edizione di un’esposizione dedicata agli artisti austriaci facenti parte della Kunstlerhaus. Nella Sala Ghibellina organizza inoltre per quasi un ventennio una serie di eventi denominati “Settimane dell’Arte moderna” che hanno lo scopo di mettere in contatto il pubblico con le più significative manifestazioni d’arte internazionale, di creare un centro di cultura capace di offrire una efficace documentazione di quanto si produce nel campo delle arti plastiche e pittoriche anche fuori dall’Italia e di stabilire rapporti e scambi con l’estero. Nel 1957 Alfiero Cappellini presenta una personale di Melani alla Kunstlerhaus di Vienna. Fra le sue opere, che hanno riscosso largo iontresse ricordiamo "Itinerari Etruschi", "Roselle", "Monete Toscane e Pontificie", "Itinerari Pistoiesi" e "Pistoia". E' stato insignito della Croce laureata delle Arts-Sciences-Lettres di Parigi. Il 31 agosto 1976 Melani muore per un male incurabile da cui era affetto da anni.
Vasco Melani realizza nel 1956 un dipinto Italia 44 che racconta il dramma della guerra. Un solo volto, quello di un povero uomo giustiziato accanto alla buca che lui stesso stava scavandosi, vicino a lui, in piedi, figure non identificate, solo uomini dalle grandi mani, rudi che stringono armi non per difendersi, ma per uccidere. Non importa chi siano, che volto abbiano o cosa stiano pensando, ciò che Melani sottolinea è la crudeltà che in certi momenti della vita accomuna tutti gli uomini e l’Italia nel 1944 stava vivendo una difficile situazione politica che portava la gente comune a non sapere con chi era alleata o chi erano i buoni e chi i cattivi. Appena arrivava gente nuova nelle città, ma ancor più nelle campagne, era meglio scappare, nascondersi perché neppure le donne o i bambini era al sicuro dalla violenza mercenaria di truppe ormai allo sbando o di giovani spaventati da anni di scontri … e la Toscana lo sapeva purtroppo molto bene. Vasco Melani era una artista eclettico capace di guardarsi intorno e di documentarsi perché ogni forma d’arte nella quale si poteva esprimere doveva lasciare un impronta, doveva comunicare, ma anche riportare testimonianze con grande attenzione e precisione. Lo dimostra la sua voglia di conoscere la storia del suo paese anche negli aspetti archeologici, la sua voglia di fare diventare la didattica una forma non ti insegnamento, ma di divulgazione attraverso linguaggi universali, quale appunto la pittura, lo dimostra infine la sua capacità di impegnarsi ad aprire sempre luoghi di congregazione dove, durante gli incontri, si poteva parlare osservando il lavoro che uomini intellettualmente impegnati avevano avuto il coraggio e la forza di tramandare attraversando anche confini e frontiere.