Luigi Russo Papotto nasce a Linguaglossa in provincia di Catania il 2 gennaio 1955. Segue il corso di scultura all’Istituto d’Arte di Catania e si diploma nel 1973. Si trasferisce quindi a Milano e si iscrive al corso di Luciano Minguzzi all’Accademia di Belle Arti di Brera, ma completa i suoi studi all’Accademia di Catania sotto la guida di Eugenio Russo e Rosario Frazzetto. Nel 1977 si stabilisce a Pistoia e tra il 1979 e il 1983 lavora presso la Fonderia d’Arte Michelucci, in quel luogo avrà modo di conoscere molti artisti quali Emilio Greco, Antonio Berti, Venturino Venturi, Giovanni Michelucci. Nel 1987 vince il primo posto della cattedra di scultura per la Regione Toscana e inizia a insegnare presso l’Istituto d’Arte di Pietrasanta; contemporaneamente collabora con alcuni studi di scenotecnica a Milano e a Firenze e realizza le parti di scultura delle scenografie destinate all’Arena di Verona, alla Scala di Milano alla Fenice di Venezia e al Maggio Fiorentino. Nel 1988 collabora con Arnaldo Pomodoro all’Oedipus Rex. Sempre in quell’anno l’attività di Papotto si sposta dalla rappresentazione “teatrale” a quella detta “interattiva”che prevede il coinvolgimento dello spettatore oltre che per l’aspetto visivo anche per quello fisico. Nel 1993 realizza una scultura in Arabia Saudita La Porta a Jeddah. Tra il 1999 e il 2000 l’artista viene invitato all’Hampishire College, Amherst in Massachusetts. Esegue un Monumento alla Pace per il comune di Mazza a Cozzile, nel 2004 in occasione della V Biennale delle Arti di Quarrata lavora sul Pozzo di Abramo, un “oggetto” di 100 mq che viene posto a simbolo di un dialogo iter-religioso che coinvolge l’artista in quegli anni. Tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 crea due sculture che definisce opere sociali: Date Cardinali e Pinocchio si Arrende. E’ presente a mostre collettive in Italia e all’estero: nel 1993 è presente su invito al Museo d’Arte Contemporanea di Puerto Rico, nel 1995 a Pisa alla Chiesa di San Zeno con I sentieri dell’Arte, nel 1998 è al Miart’98 di Milano, nel 2004 al Des Art di Saragozza , nel 2007 Liù, mon amour percorsi sulle strade di Puccini.Numerose le mostre personali: nel 1983, Palazzo Pretorio a Buggiano (PT); nel 1991 L’Oro di Noma, Centro Culturale Milano; nel 1992 Multimedia Arte Contemporanea a Brescia; nel 1995 Meta-Morphosi, Multimedia Arte Contemporanea Brescia; nel 1996 Janos Gat Gallery a New York; nel 2002 Papotto, Artisti al Palagio, nel 2003 Racconti de-formati, Multimedia Arte Contemporanea Brescia. Nel 2001 dona un’opera Ascensioni al Comune di Pistoia che la colloca nella Biblioteca. La scultura è composta da quattro pannelli decorati con un albero spoglio che rappresenta simbolicamente il rapporto tra uomo e natura.
Nel 1994 Luigi Russo Paoptto realizza un’acquaforte a colori per la cartella “1944-1994: 50 di Lavoro” commissionata dall’Associazione degli Industriali della Provincia di Pistoia. Si tratta di un’opera su carta molto articolata la cui immagine è composta dalla stampa di diverse lastra di differenti dimensioni con fili, lettere, scritte internazionali,colori, forme provenienti dal recupero di materiali esistenti nel mondo del lavoro quali ganci, corde metalliche, moschettoni. Non esiste un preciso richiamo al lavoro nell’opera di Papotto, ma è evidente, soprattutto nel rapporto con la sua formazione e ricerca, che l’artista si muove verso la costruzione di un nuovo linguaggio visivo che superi i valori estetici e sociali. L’uso della molteplicità delle forme e dei materiali, evidente nella variegata acquaforte, spinge lo spettatore verso un coinvolgimento plurimo e totale che lo conduce ad aprirsi ad infiniti punti di vista. Scrive Umberto Castelli il critico che ha seguito e curato l’intera cartella “L’arte di Russo Papotto non è facile. Concepire l’assemblaggio di vari elementi poveri come possibile rappresentazione scultorea, non è facilmente intuibile: Eppure il recupero degli oggetti, poi riuniti da fili ed aste, è segno di lavorazione artigianale in ogni luogo della terra. … Luigi Russo Papotto che predilige il recupero dadaista con intromissioni concettuali”. (P.C.)