Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Arrigo Parnisari

Stresa (VB), 1926 / Domodossola,1975


A undici anni iniziò a dipingere sotto la guida di Carlo Bazzi, lavorando poi come minatore e come scaricatore di sale. Nel giugno del 1944 venne arrestato dalle SS tedesche, e dei giorni di prigionia il giovane riporterà traumi depressivi che segneranno per sempre la sua vita. Finita la guerra si era iscritto al liceo artistico di Brera, che lascerà poco dopo a causa di un conservatorismo che non permetteva libertà espressiva. Per tale fine nell’autunno del 1947 Parnisari si stabilirà a Firenze, attratto dal richiamo di una vivezza d’idee che un eterogeneo gruppo d’artisti portava avanti dall’anno precedente. Entrato in contatto con il gruppo “Arte d’oggi”, l’interesse di Parnisari si focalizzerà sui sostenitori della linea astratta, principalmente Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, iniziando parallelamente l’attività di ceramista d’arte a Capraia di Montelupo Fiorentino, che si protrarrà per i quattro anni da lui trascorsi in Toscana.

Il suo percorso figurativo, già approdato ai moduli picassiani del post-cubismo, a Firenze proseguirà nello stesso indirizzo con Natura morta allo specchio, ma in un breve volgere di mesi, maturatosi nelle convinzioni dell’astrattismo, Parnisari approderà ai risultati di Compo-sizione N. 1 e Composizione N. 2. Il giovanissimo artista costituì per gli astrattisti fiorentini un elemento di raccordo con l’avanguardia milanese, distinguendosi per la sua intelligenza critica e per le sue libere e coraggiose aperture, che in quanto tali gli causeranno un progressivo isolamento. Nel ’48, espose alla II mostra di Arte d’Oggi e alla Galleria Bergamini di Milano con Berti, Bozzolini, Brunetti, Monnini, Nativi. Subito dopo l’artista si staccherà dal gruppo per avvicinarsi, ancora a Firenze, all’ambiente internazionale di Fiamma Vigo, collaborando alle riviste “Base” di Piero Gambassi e “Numero” della stessa Vigo. Nel ’50 l’artista entrerà in rapporti con Carlo Cardazzo, titolare della Galleria milanese Il Naviglio, esponendo con i pittori del Movimento Arte Concreta (MAC) e alla XXV Biennale di Venezia. L’anno seguente, dopo aver nuovamente esposto al Naviglio, dovrà rientrare a casa per problemi finanziari. Seguirà una grave forma depressiva, e più volte sarà ricoverato. Ristabilito, lavorerà per quasi sette anni come impiegato di banca, abbandonando quasi del tutto la pittura. Nel 1960 sarà in Svizzera, rientrando poi a Domodossola in preda a nuovi disturbi mentali; alternando miglioramenti a ricadute, Parnisari si dedicherà soprattutto alla ceramica, alla scrittura e al disegno fino alla morte.

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