Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Camilla Pelleri

Firenze, 1991


Camilla Pelleri nasce a Firenze nel 1991. Profondamente interessata alla natura e agli animali i genitori le regalano molto presto una macchina fotografica che lei non abbandona mai per non perdersi immagine che vuole archiviare non solo nella  sua memoria. La fotografia la porta a ricercare tra le sue passeggiate quotidiane anfratti e meandri cittadini difficilmente individuabili e a scoprire il piacere di condividerli attraverso la lente di un obbiettivo. Fotografa palazzi, persone, paesaggi, luci, tutto colpisce la sua attenzione e stimola la sua curiosità … e molto presto  comprende che quello che sta facendo le piace. Cresce e anche i suoi viaggi diventano sempre più lunghi, lontani e avventurosi permettendole di sperimentare giochi di luci e colori che spesso sono molto difficile da immortalare. Il deserto, le affollate e caotiche città e i porti del nord Africa, la magica Petra, l’Oceano Atlantico e i mari del Nord, ma anche giornate autunnali sulle dolomiti o morbidi  riflessi della campagna aretinasono solo alcuni dei suoi solitari momenti di studio e riflessione sul mondo che la circonda e che la stuzzica. Schiva e solitaria si apparta volentieri alla ricerca di intriganti momenti di vita comune.

Frequenta il Liceo Scientifico Castelnuovo  a Firenze e partecipa, quasi per gioco, al Premio Letterario e Fotografico indetto dalla Fondazione Guido Franceschini  proprio nella sua scuola. Vince il primo premio un assegno da cinquecento euro e non capisce perché le danno del denaro per fare ciò che più le piace: riprendere, durante il suo viaggio in Giordania,  il terrazzo a tetto di una casa sul quale quattro bambini si sporgono per osservare i miseri resti del loro villaggio, diventando loro stessi parte delle architetture, mentre il paesaggio si anima tra pieni e vuoti, di figure geometriche e spirali, di luci e ombre  che si riflettono e si replicano nel cielo, sui tetti, sulle pareti delle abitazioni ( cfr. Fondazione Guido Franceschini Onlus, Premio Letterario e Fotografico, Liceo Scientifico Castelnuovo, a cura di G. Viggiani e F. Marcetti,  Firenze 2009-2010, [Camilla Pelleri, 1° classificata sezione fotografia, Hai una realtà oggettiva, p. 5, p.41, n.1] ).

Le ombre sono spesso protagoniste nelle fotografie di Camilla che sperimenta il loro effetto e le rende fondamentali supporti per la ricerca della luce: dalle sagome delle ombre di escursionisti riflesse su di un antico muro egiziano nasce infatti un particolare viaggio della durata di un breve riflesso solare. Non è la psicologia del modello che cattura la curiosità di Camilla, il ritratto non sembra interessarla, ma è il linguaggio del corpo, l’incontro fra bambini o piccoli gruppi di persone sconosciute e anonime che comunicano senza emettere suoni, accompagnati da luci e colori, che, sollecitando la sua peculiare ricerca, diventano spesso elementi decorativi di grandi scenografie nelle quali viene caratterizzata la massima profondità di campo senza trascurare l’accortezza del dettaglio.

Camilla inizia a studiare i grandi maestri della fotografia  quali Ansel Adam (1902-1984), Henri Cartier Bresson (1908-2004), Doisneau (1912-1994) e comprende che attraverso l’uso della loro macchina sono riusciti a cogliere impercettibili sensazioni ed emozioni, fermando"le moment décisif”, il momento decisivo che contiene in sé l'essenza dell’attimo. Dallo studio di questi artisti Camilla Pelleri ha imparato che quando si ama la fotografia  non si può mai uscire mai di casa privi della complice compagna, per quanto piccola o semplice, fornita di pellicola, pile o amplificatori di memoria. Ha imparato a fare viaggiare l’occhio anche quando si sta fermi ad ascoltare. Ha imparato che è meglio buttare via degli scatti inutili che rimpiangere di non essere stati pronti a cogliere l’attimo fuggente. Ha imparato che la stessa immagine può apparire completamente diversa se colpita dalla luce nei vari momenti della giornata o con condizioni meteorologiche differenti e quindi che è il fotografo e soltanto lui, che può scegliere quale è la soluzione migliore per rendere uno scatto arte e non documento, condividendo le parole di Cartier Bresson le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.

 In un volumetto di scatti fotografici pubblicato nel 2012 scrive Lucia Chimirri “ L’obbiettivo di Camilla si apre con felicità, con ironia, con affetto sulle meraviglie della realtà che ci circonda, colte in momenti e luoghi diversi e riunite in questa sua prima raccolta … Felicità, ironia, partecipazione, infatti comunicano le immagini ad una prima, rapida osservazione … Ma ad una più attenta osservazione notiamo che il punto di vista, talvolta spostato là dove non ci aspetteremmo, suggerisce anche uno sguardo più attento e critico su ciò che esce dall’ordinario, dal dato scontato, per tradurre, nell’immediatezza dello scatto, il consueto dall’inconsueto, il comune nel sorprendente … [Camilla ha ] la curiosità, il temperamento, l’intuito di una giovane donna che si appresta a conquistare il mondo con le armi rivoluzionarie dell’intelligenza e della passione. Non basta l’obbiettivo, quello è solo il mezzo che ha scelto” (cfr. L. Chimirri, Dietro lo scatto, in  Camilla. Diario di viaggio (2009-2011), Firenze 2012, pp. 9-11). 

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