Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Enrico Pusceddu

Roma, 1959


Frequenta a Roma il Liceo Artistico, poi l’Accademia di Belle Arti e contemporaneamente la Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo. Compiuti gli studi si dedica all’attività artistica e all’insegnamento, attualmente in qualità di assistente di ruolo alla Cattedra di Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Nel periodo della formazione artistica incontra artisti come Ziveri ed Avenali, che lasciano in lui una traccia importante. Intorno alla metà degli anni Settanta sviluppa una ricerca figurativa, con la quale partecipa a mostre attraverso il Centro Culturale Cosmo 2000. Successivamente perviene alla non-figurazione, estendendo l’indagine ad altri settori: “Ed eccolo con la macchina fotografica, cogliere prospettive urbane inconsuete: brandelli di muri, angoli di case segnate dal tempo, immagini che, partendo dalla realtà quotidiana, proiettano lapidari frammenti che sono passato, presente e futuro” (F. Scillione, Enrico Pusceddu artista poliedrico, in “Il Tempo”, 6.2.1988). Alla fine di questo periodo c’è una parentesi di riflessione con pochi lavori, dove alla ricerca artistica affianca l’attività teorica sullo studio della fenomenologia della percezione visiva e sulla psicologia della percezione nel campo della didattica.

Tutte le fasi della vicenda artistica di Pusceddu contengono parti che si affidano ad un ricordo vago e remoto, che gettano nella sua opera spessori di memoria.

Pensare esige immagini e le immagini conducano ad un pensiero, ecco quindi che il tramite intellettuale tra fruitore ed opera risulta dominante.

Nel più recente periodo della sua ricerca, Pusceddu perviene ad un linguaggio pittorico basato sul dualismo spazio-luce: lo spazio che situa, la luce che rivela. Opere leggibili anche al buio (E… bianco foglio vola, 1994), “per il tramite del fosforo, infatti l’opera è leggibile anche al buio, e al buio, anzi, acquista una valenza magica apparendo, i fogli immaginari, pagine per una visionaria lettura. In più la mobilità della superficie increspata parla anche di tracce culturali che il vento può disperdere o, forse meglio, disseminare per il mondo” (A. Romani Brizzi, Il gioco dell’invenzione (catalogo della mostra), Civita di Castellana (Viterbo), Roma, Tipografia Carini, 1994).

Le opere di Enrico Pusceddu si trovano in collezioni pubbliche e private.

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