Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Bruno Rosai

Firenze, 1912


Bruno Rosai nasce da una famiglia di antica tradizione artigiana. La sua precoce vocazione artistica lo porta nel 1925 a frequentare i corsi della Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1927 si iscrive all’Istituto d’Arte di Porta Romana inserendosi in quell’ambiente artistico e intellettuale fiorentino intorno al quale si ritrovavano Ottone Rosai (di cui era nipote), Ardengo Soffici, Achille Lega, Mino Maccari. è qui che inizia l’educazione politico-artistica di Bruno Rosai, sotto l’egida di un dimesso populismo antiborghese, nell’esaltazione del primato toscano, che si farà apertamente sentire nelle prime opere giovanili. Nel 1929 è invitato ad esporre alla Mostra Regionale d’Arte Toscana dopo aver partecipato insieme a Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi e Mino Maccari ad una collettiva alla “Bottega del Selvaggio”. L’anno dopo, illustra il numero unico de “Il Rosai” insieme all’amico Berto Ricci, Dino Garrone, Edoardo Persico e Gioacchino Contri e sempre con Berto Ricci nel 1931 fonda L’Universale. Sono questi gli anni dell’allontanamento e dal divorzio con Ottone Rosai e la sua cerchia, lui stesso racconta: “Con lui ho mosso i primi passi. Passi decisivi, perché in qualche modo ero obbligato a lavorare dal di dentro, dal ‘gabbiolo’. Poi mi si è rivoltato contro” (G. Serafini, Bruno Rosai (catalogo della mostr), Firenze, Nardini, 1988, p. 13). Questa posizione segnerà una svolta decisiva nella vicenda artistica; comincia infatti ad interessarsi allo studio della matematica e della geometria, venendo così a precisare una componente fondamentale della sua personalità data da esigenze di razionalità e ordine, in rapporto ad una appassionata emotività. è del 1939 la prima personale organizzata al Lyceum; la mostra ha successo ma non ci saranno sviluppi, perché, in conseguenza del conflitto bellico viene richiamato come disegnatore all’Istituto Geogra-fico Militare.

Gli anni dopo la guerra segnano una generale revisione critica di tutta la sua attività di artista, con la rimeditazione delle avanguardie e i contatti con le nuove tendenze neorealiste discusse a Firenze alla Galleria Il Fiore, con Renzo Grazzini, Giunio Gatti e Leonardo Ricci. Sempre in questi anni intraprende la carriera dell’insegnamento presso l’Istituto d’Arte di Lucca. In questo ruolo egli promuove e sperimenta tecniche didattiche nuove, esponendo successivamente i risultati di questa esperienza in numerosi articoli a sfondo pedagogico apparsi tra il 1951 e il 1954 su numerose riviste. Ma anche il percorso artistico segue un nuovo sviluppo: sono anni di sperimentazione, di ricerca di un proprio linguaggio, abbandonandosi a suggestioni facilmente avvertibili nella lezione di Cézanne, nella sintassi cubista, fino alle vibrazioni del pointillisme. “Procedevo a tentoni, ma la cosa più importante, anche se mi faceva soffrire, era che ne avevo coscienza: pur invisibile, il traguardo era là ad aspettarmi. Prima o poi l’avrei raggiunto” (G. Serafini, Bruno Rosai - Fayyûm fiorentino (catalogo della mostra), Firenze, Polistampa, 1998, p. 14).

Anche sul versante espositivo la sua presenza è ormai costante alle più importanti mostre d’arte italiane e internazionali.

Nel 1960 ottiene la cattedra di Paesaggio e Tecnologia Pittorica all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Sempre isolato da ogni corrente e lontano dalle diatribe artistiche che si susseguono negli anni a venire, scompare il 24 dicembre 1986.

Nel 1988, si è tenuta a Firenze, a Palazzo Strozzi, una sua retrospettiva.

Le opere di Bruno Rosai si trovano in collezioni private e pubbliche, presso la Galleria d’arte moderna di Firenze e la Collezione del Comune di Manciano.

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