Nasce a Piedimonte Matese nel 1988. Dopo un primo esordio nell'ambito della street Art e del grafitismo, dove può assecondare la sua attenzione sul valore plastico del disegno nelle sue molteplici possibilità espressive, si interessa allo studio del segno frequentando i corsi di Grafica d'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli conseguendo la alurea con 110 e lode. E' assistente alla cattedra d'Incisione e di Grafica d'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Dopo aver partecipato alla Biennale dell'Incisione contemporanea di Bassano del Grappa vince nello stesso anno (2015) il 1°Premio alla 9°e dizione del Premio Internazionale Biennale d'Incisione Citta di Monsummano Terme. Sempre nel 2015 viene selezionato fra li artisti presenti al I° Premio per Giovani incisori, Bagnocavallo. E' presente alla XXX° edizione del Premio FIBRENUS "Carnello cArte ad Arte".
Il vincitore della 9° edizione del Premio Biennale Internazionale d'Incisione Città di Monsummano Terme, Giovanni Timpani, ha realizzato un'incisione calcografica col ritratto del padre, nella quale l'acquaforte, con i suoi profondi segni scavati sulla lastra, si mescola con gli effetti pittorici ottenuti dalle fitte "barbe" della puntasecca. Grande maestria nell'esecuzione e soprattutto grande sensibilità e profondità d'animo ha trasferito l'artista sul suo foglio, riuscendo, infatti, ad emozionare la giuria ed il pubblico per essere riuscito a cogliere in maniera toccante il difficile, ma profondissimo rapporto che intercorre tra padre e figlio. Grandissime mani illuminate da fasci di luce, mani che educano, che proteggono, che guidano, che sostengono, mani segnate dal tempo, che non perdono il loro valore.
Il bucranio, rappresentazione decorativa e simbolica del cranio di bue scarnificato, diffuso nell’arte greca e romana, è presente come un fantasma su di un foglio oscurato da una fittissima rete di linee incise precedentemente sulla lastra da Timpani. La luce arriva come un neon freddo ad illuminare solo il bucranio che, benché sia noto nell’arte contemporanea con l’elemento primigenio della sessualità femminile,viene utilizzato dall’artista come un tentativo di ingannare l’esistenza, di trovare una dimensione eterna della caducità dell’esperienza e dell’essenza della vita umana. Timpani lavora sulla sua lastra con grande virtuosismo: i segni essenziali e le linee si mescolano e confondono con il nero dello sfondo trasmettendo tensione, enfasi e illusionismo attraverso l’evolversi di un processo di metamorfosi che ha distrutto il corpo terreno in favore di uno scheletro e di pulviscolo votati invece all’eternità.
In questa acquaforte Giovanni Timpani manifesta tutta la sua potenza espressiva attraverso l’uso di un segno fitto e spesso che lascia solo ipotizzare l’immagine della piazza sopra la quale si erge il sommo Poeta. La sagoma scura, che domina palazzi e case circostanti, con il braccio proteso, enfatizza e diffonde i suoi profetici scritti. Chi si avvicina Al Dante per conoscere deve superare l’oscuro ostacolo che si antepone all’immagine e oltrepassare non solo le barriere fisiche, ma anche quelle imposte da un linguaggio complesso e codificato, ricco di allegorie, neologismi, rappresentazione immaginaria della realtà, con fini didascalici e morali.
Piccola incisione all’acquaforte nella quale Timpani presenta, in forma astratta, uno stato d’animo. L’artista mostra la fuga da un luogo angusto e ristretto verso una luce accecante che non conduce in un luogo definito e riconoscibile, ma accompagna verso una condizione di benessere e appagamento psicofisico. Uscire fuori per raggiungere l’infinito seguendo una scia luminosa che si avvicina, ma difficilmente si riesce a raggiungere.
La sensazione di vivere senza luogo ne’ tempo è questo ciò che sta provando Icaro nell’istante della caduta, quando i suoi sogni sembrano infranti per sempre, quando non è solo il buio ad oscurare le sue certezze, ma anche il vuoto che incombe sotto di lui, mentre nessuno può aiutarlo a frenare il suo rapido declino. Incredibile la capacità dell’artista di riuscire a creare questo senso di velocità attraverso l’uso del chiaroscuro, elemento determinante nelle incisioni di Giovanni Timpani.
L’artista si ritrae non di profilo, ma col volto leggermente proteso verso sinistra e gli occhi illuminati da un raggio di luce che rivela con intensità la capillare indagine introspettiva e interpersonale che l’artista sta compiendo con i suoi osservatori. L’occhio, parte del naso, la sagoma della bocca, l’orecchio che compare tra la massa di capelli che si confonde con lo sfondo scuro, mettono in evidenza l’aspetto curioso e determinato di Timpani che cerca un dialogo, che vuole aprirsi e comunicare con i suoi virtuali interlocutori, offrendo aspetti di sé raggiungibili soltanto attraverso la l’ancestrale istantanea che ha creato con la sua opera incisa.
Interno con cavaliere è una incisioni storica figurativa realizzata da Giovanni Timpani che utilizza un preciso ambiente scenografico nel quale collocare il suo anonimo e metamorfico cavaliere. Il Palazzo nobiliare, dall’aspetto rigoroso e severo, nel quale si divincola il chimerico personaggio, sembra appartenere alle fantastiche creazioni di J.K.Rowlling che, nella sua sagra di Harry Potter, costruisce un immaginario Mondo Magico. Timpani, come la scrittrice inglese, non si limita a descrivere ciò che appartiene alla propria fantasia, ma si spinge a cercare nel suo bagaglio culturale le forme che possono contrapporre la silente fermezza degli archi, sostenuti da colonne che corrono lungo un pavimento a scacchiera, all’esplosiva energia del cavaliere. Sicuramente Timpani ha pensato ai castelli inglesi, ma ha anche immaginato le trasparenze e le luci vibranti che ci tramandano gli artisti veneziani del Cinquecento e del Seicento. La poetica di Giovanni Timpani si trascina nei meandri visionari della laguna veneta dove Tintoretto lo conduce, facendogli attraversare, sempre in un rispettoso silenzio, le arcate di una città che primeggia per le sue luci e ombre, per i suoi bagliori improvvisi, per le forme costruite sull’incontro di effetti cromatici e di chiaroscuri. Il suo cavaliere, figura autobiografica, si muove, irrequieto e indisturbato, in un tempo e in uno spazio metafisico, privo di riferimenti e immerso in un buio rassicurante e benevolo.
Paesaggio metafisico, con pavimentazioni, colonne e portici tipici dell’architettura del XVIII secolo, nel quale Timpani inserisce una delle sue mitiche figure informi, che si aggira lentamente per raggiungere una scultura che ricorda Dante col braccio proteso su alto basamento, già più volte incontrato nelle opere di Timpani. Strade e piazze di una città immersa tra luccichii di nuvoloni neri e meravigliosi luci di un tramonto sul mare. Il nostro cavaliere sta cercando il sogno, vuole raggiungere la luce, quella che gli permetterà di entrare in una fantastica Visione - dell'impermanente, condizione che riconosce e accetta ciò che muta, si trasforma, cambia di condizione e di stato, che continua a vivere evoluzioni metamorfiche interne ed esterne che superano l’apparenza.
Prima versione di immagine di profilo della scultura di Dante situata a Firenze di fronte alla Basilica di Santa Croce. Lo stesso soggetto, che l’artista esegue anche l’anno successivo con una tecnica differente e soprattutto con la forza di un segno profondo e marcato, viene nel 2015 realizzato con magistrali effetti di contrasto chiaroscurale ottenuti per mezzo della pittorica tecnica dell’acquatinta. La figura di Dante è più mansueta, meno minacciosa sembra portare sulle fragili spalle il peso di un esilio gravoso che lo ha fortemente logorato. Timpani propone diverse versioni incise della scultura di Dante e in ogni occasione aumenta la sua capacità di trasmettere non solo la sagoma del genio con innumerevoli sfaccettature, ma anche la sua incredibile capacità di comunicare con un linguaggio scorrevole la rappresentazione immaginaria della realtà, con fini didascalici e morali.
Il solito personaggio informe e dall’aria minacciosa si aggira in uno spazio tenebroso, forse è si tratta del cavaliere in cerca della propria anima con la quale ricongiungersi e raggiungere equilibrio e armonia per trovare l’uscita da un’oscurità incombente. Sicuramente questa ricerca di forme astratte, che si muovono lentamente ed in maniera goffa, inserite in uno spazio buio, con timide infiltrazioni di luce, rappresenta una costante nella produzione artistica di Giovanni Timpani.