Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Giovanni (Nino) Tirinnanzi

Firenze, 1923 / Firenze,2002


Nato da una famiglia della media borghesia, Nino Tirinnanzi crebbe nei riferimenti culturali del padrino e compaesano Domenico Giuliotti, scrittore cattolico, presso il quale ancora bambino conoscerà Ottone Rosai. Portato per talento naturale all’arte, nel ’36 Nino si trasferì a Firenze per frequentare l’Istituto d’Arte di Porta Romana, ma i successivi incontri con Rosai lo indussero ad abbandonare gli studi per divenirne allievo. Già forte disegnatore, il giovane assorbì gli insegnamenti del maestro virandoli in tensioni meno cupe, avvicinandosi ai risultati di certe opere rosaiane del decennio precedente.

Arruolato, Tirinnanzi fuggirà da Rodi invasa dai tedeschi passando in Turchia, poi in Libano, in Palestina e in Egitto, tornando a Firenze solo nel ’46. La sua attività espositiva riprenderà nell’anno seguente alla Galleria Il Fiore, esponendo poi nel ’48 alla Galleria Chiurazzi di Roma presentato da Carlo Emilio Gadda. Nel 1950 l’artista si aggiudica al Fiorino di Firenze il Premio della Critica, e a Venezia sarà invitato alla XXV Biennale. Nel ’52, presentato in catalogo da Renzo Federici esporrà alla Galleria San Fedele, e nel ’53 si aggiudicherà il Premio Olivetti al V Premio nazionale Golfo della Spezia. L’anno seguente esporrà ancora a Milano in una personale alla Galleria Montenapoleone presentato da Pier Carlo Santini, e nel ’55 verrà compreso nell’ambito della mostra pratese di Ragghianti Sessanta maestri del prossimo trentennio: quindi esporrà ancora a Roma in una personale alla Galleria Albert ,presentato da Mario Luzi.

Quel decennio fecondo di risultati si chiuderà nel ’59 con l’aggiudicazione del Premio Nazionale Manifesto promosso dal “Popolo” di Roma, mentre il nuovo si aprirà ancora a Roma con l’invito alla Quadriennale. Altre importanti mostre personali saranno tenute nel ’62 a Firenze alla Galleria S. Croce, con volume monografico di Marco Valsecchi, e a Milano nel ’65 con una presentazione di Alfonso Gatto. Dal ’69 inizierà il rapporto con la Galleria Pananti di Firenze, presso la quale l’artista tornerà a esporre nel ’73 e nel ’74 presentato da Montale, nel ’78 da Strati, nell’82 con un’antologica di disegni, la cui monografia venne curata da Ragghianti. Nel 1994 ancora un’antologica di dipinti con presentazione di Mario Luzi. Tra le varie commissioni sono da ricordare il pannello Porta a S. Giorgio, ora alla Cassa di Risparmio di Firenze e quattro pannelli per le sedi Rai a Roma. Per la pittura religiosa dipingerà nel ’61 il grande affresco per la cappella di S. Anna a Greve in Chianti; e, vent’anni dopo, la pala d’altare per la chiesa del Nome di Gesù a Firenze.

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