Il Mac,n presenta sui social, fino al 9 Febbraio 2021, due opere dell'artista Moshe Hoffman, due toccanti xilografie in bianco e nero. Opere essenziali, crude, che colpiscono lo spettatore. Opere per non dimenticare.
Cenni biografici: Moshe Hoffman è nato a Budapest, Ungheria, nel 1938. Suo padre, dopo un breve periodo trascorso ai lavori forzati nei campi di concentramento nazisti, fu ucciso. La madre assieme ai due figli riuscì a sfuggire all’arresto e da quel momento iniziò un lungo e difficile periodo costruito sulla paura e le privazioni, fino alla liberazione dell'Ungheria da parte dei Russi. Nel 1949 la famiglia emigrò in Israele e si stabilì a Gerusalemme. Qui Hoffman completò la sua educazione artistica presso l’Accademia Bezalel. Si occupò di scultura, xilografia e pittura, e pubblicò tre volumi di poesie. Nel 1972 venne insignito del prestigioso “Israel Prize”. Morì a Gerusalemme nel 1983, per un attacco cardiaco.
6.000.001 di Moshe Hoffman Moshe Hoffman nel 1967 realizza la serie di 10 xilografie intitolata 6.000.001. Nella sua autobiografia Hofmann scrive di questa serie: “Una serie di incisioni il cui soggetto è l’Olocausto e che si intitola 6.000.000 e 1. L’Uno rappresenta la morte della divinità e la fine della fede dell’uomo, ebreo o cristiano”. Proprio per questo motivo si trovano nei 10 fogli di questa suite, immagini nelle quali simboli iconografici della cristianità si fondono con i milioni di uomini, donne e bambini ebrei che, increduli e indifesi, vengono strappati con crudeltà alla loro vita. Hoffman dimostra, con le sue incisioni, che in momenti così drammatici è difficile poter credere che esista realmente un Dio misericordioso e ricorda con angoscia il momento in cui venivano selezionate le persone per la camera a gas senza alcuna regola o motivazione determinata. Gli esseri umani portati nei campi di sterminio erano solo numeri, anche il loro aspetto fisico e fisiognomico si stava uniformando, le loro vite non avevano alcun valore per cui la scelta che per chi doveva andare subito alla morte era assolutamente casuale. Le due incisioni della serie di Hoffman presenti al Mac,n sono la rappresentazione di due momenti distintivi di ciò che ha rappresentato l’Olocausto. Nella prima, Jesus takes down from the cross, si nota una lunghissima fila di persone di differente sesso ed età, famiglie che ancora sperano di rimanere unite, con pochi e miseri sacchi sulle spalle, che percorre una strada delimitata da due alti muri che ne impediscono la fuga. Un interminabile percorso di sofferenza al quale è costretto ad unirsi anche Gesù Cristo, strappato dalla croce da un soldato nazista, che lo trascina perché subisca un altro supplizio: quello di assistere alla distruzione del suo amatissimo popolo. La seconda xilografia, The gas chamber, ci conduce invece in un’ampia stanza dove sagome scheletriche dai volti emaciati, sono ammassate in attesa di una doccia ristoratrice, inconsapevoli che dalle bocchette poste sopra le loro teste uscirà invece un gas mortale che li sterminerà tutti senza pietà. Soggetti crudeli, che trasmettono angoscia nell’osservatore, una tensione che viene amplificata dall’uso di una tecnica xilografica, costruita sul forte contrasto del bianco e nero e sull’uso di segni ampi, geometrici, duri che riescono ad evidenziare dettagli di forte impatto emotivo: il chiodo piantato nel piede del Cristo che sta scendendo dalla croce, la forza della mano del nazista che trascina il Cristo, i volti anonimi e assenti dei personaggi nella camera a gas. Interessante notare che il Cristo di Hoffman, scendendo dalla croce, non guarda il popolo dei condannati o il suo aguzzino, ma guarda verso lo spettatore, cerca sostegno, appoggio, vuole comunicare con noi posteri, ricordandoci la disumanità di quel massacro e soprattutto vuole dirci che tutto questo non dovrà avvenire mai più.
Testo a cura di Paola Cassinelli.
Moshe Hoffman Jesus takes down from the cross 1000 x 700 mm xilografia 1967-1969 foglio della suite di 10 xilografie 6,000,001 Jerusalem Print Workshop Collection.
Moshe Hoffman The gas chamber 1000 x700 mm xilografia 1967-1969 foglio della suite di 10 xilografie 6,000,001 Jerusalem Print Workshop Collection.
Per l'iniziativa della Regione Toscana dedicata al Giorno della Memoria 2021 consigliamo la visione del filmato al link https://youtube/LPmHXi9i548. Questo video racconta la Storia del Prof. David Cassuto fiorentino di nascita, membro di rilevo della Comunità italiana in Israele e fondatore del Museo U. Nahon di Arte Ebraica Italiana di Gerusalemme. Un ringraziamento particolare al prof. Jack Arbib per la sua disponibilità, al Laboratorio di Stampa Artistica di Gerusalemme, al Dr. Fabio Uregello, Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv ed Antonio Sgambati de Il Laboratorio di Nola.