Giancarlo Aiosa è nato a Capoliveri (LI) il 5 ottobre 1953. Ha frequentato l’Istituto d’arte a Lucca e fin da giovane ha costruito cornici lavorando e incidendo il legno presso la bottega del padre a Castelnuovo Garfagnana. Nel 1972 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sezione pittura, e diventa allievo di Silvio Loffredo, Goffredo Trovarelli e per le tecniche dell’incisione di Domenico Viggiano. Si diploma nel 1976 e inizia a lavorare come disegnatore presso un laboratorio di serigrafia, ma, nel contempo, prosegue la sperimentazione della grafica servendosi di strumenti particolari come il suo primo torchio costruito nel 1974 con gli elementi di una vecchia betoniera. Abilitato all’insegnamento di materie artistiche nel 1978, dall’inizio degli anni ottanta lavora presso il proprio studio d’incisione all’Antella, stampando con un torchio Bendini 70-100.
Nel 1984 consegue il diploma di Maestro litografo e nel 1994 ottiene il diploma di incisione in bianco e nero presso la Scuola Internazionale di Grafica “Il Bisonte” di Firenze. Nel 2001 si aggiudica il I° premio al concorso di Grafica d’Arte di Santa Croce sull’Arno (Pi), presso Villa Pacchiani e nel 2008 una sua incisione vince il Premio Speciale della Stampa alla Prima Biennale d’Arte Contemporanea Premio Burlamacco all’Art Esplanade di Viareggio . Risiede a Firenze e lavora nello studio in via Spinucci.
Nel 2002 viene pubblicato un volume che contiene tutte le opere realizzate fino a quel momento Aiosa 1975-2001, curato da Paola Cassinelli e Domenico Viggiano,edito dalla casa editrice Edfir di Firenze. Nelle incisioni più recenti Aiosa ha continuato a indirizzare i propri interessi verso i grandi formati e oggi può essere riconosciuto come uno dei più esperti incisori nel settore a livello internazionale.
Gian Carlo Aiosa è sicuramente un incisore puro, un maestro che ha trovato nelle tecniche grafiche la risposta precisa a quella sua voglia di comunicare attraverso l’arte. Il suo segno e le sue linee continue e libere riflettono la ricerca costante di trasferire sulla lastra non il mondo reale, fotografato, ma le emozioni che il paesaggio e la natura emanano nella loro continua evoluzione temporale. Un tronco, un cespuglio, un ruscello che scorre vicino a un albero caduto modificandone le caratteristiche strutturali, o sotto un piccolo ponte di legno immerso nella nebbia dentro la quale si intravedono gli sbiaditi contorni di un vecchio essiccatoio, sono i temi che ritornano costantemente, reinterpretati, nell’opera di Aiosa.
Tantissimi segni si interescano sulle matrici, si sovrappongono e si ripetono, per dare forma non a modelli riconoscibili, ma a sensazioni che solo il silenzio e la solitudine dei luoghi tradotti possono amplificare. Aiosa è un grandissimo lavoratore che trascorre sulle sue lastre di zinco un periodo lunghissimo di meditazione e ripensamenti: spesso le sue realistiche vedute diventano deformate visioni e un tronco centenario distrutto dalle intemperie, dall’età o dalle piogge acide si trasforma in una composizione di esseri mostruosi che si mescolano fra loro.
L’occhio dell’artista infatti si muove nel modo reale, ma la grande perizia tecnica, il carattere analitico della sua ricerca e la particolare attenzione alla luce e ai chiaroscuri lo portano verso risultati che tendono a trasfigurazioni fantastiche e agli aspetti fenomenici del reale. Piogge Acide è una composizione che racchiude tutte le caratteristiche dell’opera di Aiosa: i fitti intrecci, gli inestricabili rovi che si mescolano su grande foglio, l’uso dell’acquaforte per il segno e dell’acquatinta e della cera molle per gli effetti monocromatici che vanno dal nero ai grigi fino all’esplosione del bianco sono una delle manifestazioni più caratteristiche della grandezza di questo maestro incisore.
Sempre negli anni ottanta Aiosa realizza un’altra incisione con le medesimi caratteristiche Il Tronco. Si tratta di un lavoro che conferma le indicazioni dell’opera precedentemente descritta dove la costruzione di varie forme prese dalla natura nasce attraverso l’uso di infinite linee che scavano lo zinco in maniera gentile e superficiale, ma anche profonda e violenta. La composizione assume di conseguenza una grande libertà che si manifesta con ricerche plastiche e tonali che portano ad interessanti effetti pittorici soprattutto nel cielo plumbeo che sembra disegnato con un largo pennello che intensifica il movimento e l’instabilità atmosferica. Interessante il giudizio critico di Domenico Viggiano “Le acqueforti di Aiosa, elaborate con un progressivo sviluppo delle tecniche incisorie tradizionali, nel senso migliore del termine, ci presentano momenti di intensa partecipazione dell’autore, abile e sapiente nell’uso e nel controllo dei mezzi tecnici…Aiosa uomo e artista duplice condizione indispensabile per dare vita a immagini ricche di poesia ce l’Aiosa incisore legato profondamente al mondo reale, la Garfagnana, dalla quale proviene, è coerente con il suo mondo interiore perché pieno di umori e amori per tutto ciò che lo circonda, e che si trova “inciso” nella sua memoria”.