Hsiao Chin di origini cantonesi, nasce a Shanghai il 30 gennaio da Hsiao Yu-mei, compositore e Qui Cuei zhen, chiamata affettuosamente Wen-Lan. Dall'unione dei nomi dei suoi genitori nasce una sigla frequentemente usata dal maestro per firmare le sue opere Yu-lan. Il padre rappresenta una figura molto importante non solo nella vita del giovane artista, ma anche in quella di tutto il paese: segretario di Sun Yat Sen al tempo della presidenza, Hsiao Yu-mei è stato un noto musicologo formatosi in Giappone e in Germania, fondatore nel 1927 del conservatorio nazionale di Shanghai, che muore di tubercolosi nel 1940 in carcere, accusato di atteggiamenti sovversivi. Nel 1945 Hsiao e la sorella Hsiao Hue-zhen, vengono separati dalla madre gravemente malata. La zia materna prende inizialmente entrambi i bambini, ma poco dopo due zie paterne li dividono. La sorella resta in Cina, mentre Hsiao parte con lo zio per Taiwan nel 1949. Nel 1951 si iscrive alla facoltà di Belle Arti della Scuola Superiore Provinciale di Taipei. Nel 1952 diventa allievo di Li Chun Shan (1912-1984) assieme ad un folto gruppo di giovani tra cui Li Yuan-Chia, Chen Tao-ming, Hsiao Ming-hsien e Liu Fu-mei. Li Chiu – Shan stimola Hsiao perchè ritiene che abbia un temperamento molto vivace e curioso che assimila facilmente e sperimenta con grande volontà conoscitiva, per tale motivo lo spinge verso la pittura dei fauves. Nel 1951 a Taiwan è introdotta la legge marziale (rimarrà in vigore fino al 1986) per indirizzare il popolo all'anticomunismo e al sostegno della patria; le arti con le loro sperimentazioni avanguardiste sono considerate pericolose soprattutto quelle collegate ai vari movimenti contemporanei dell'arte sovietica quale il costruttivismo, e quindi bandite. Il paese è retto da un rigido regime totalitario e gli artisti che non rappresentano soggetti realistici e tradizionali sono visti con sospetto; persino alcuni colori sono considerati sovversivi: il rosso (comunismo), il nero (morte), il grigio (depressione). Hsiao decide di andare contro le regole e costituisce il 31 dicembre 1955 assieme ai suoi colleghi il primo gruppo astratto in Cina, il Ton Fan. Intanto ottiene dal governo franchista una borsa di studio per approfondire i suoi studi e nel 1956 si trasferisce a Barcellona. Si mantiene scrivendo articoli sull'arte spagnola e li manda a Taiwan diventando la voce delle avanguardie europee. Qui si lega all'Associazione Reale d'Arte e al Cercle Maillol presso l'istituto francese di Barcellona e diventa amico e collaboratore di Tàpies, Cuixart, Saura, che lo introducono fino a farlo invitare per tre anni di seguito ad esporre all'esclusivo Salon de Mayo. La prima personale e al Museo Municipal de Maturò che avrà ben presto numerose repliche, ma il suo principale interesse è mantenere contatti e scambi culturali tra l'Europa e Taiwan. Nel 1959 espone a Firenze alla galleria Numero, in seguito si trasferisce a Milano dove incontra gli spazialisti, il gruppo Azimuth e artisti molto diversi da lui quali Lucio Fontana, Roberto Crippa, Piero Manzoni, Enrico Castellani, e si lega in amicizia con Gabriele Mazzotta e Giorgio Marconi, suo futuro collezionista e grande estimatore. Alla XXX Biennale di Venezia coniosce Franz Kline e Gordon Washburn, direttore dell'International Exhibition di Pittsburg, che lo porterà negli Stati Uniti nel 1967. Nell'agosto del 1961 fonda con Antonio Calderara il Movimento Internazionale Punto (1961-1966) che si propone di trasmettere pittoricamente il trascendere della vita terrena verso quella spirituale. Nel 1962 si sposa con Pia Pizzo e dopo una serie di esposizioni europee si trasferisce con la moglie a New York, dove nasce anche la figlia Samantha. Dopo numerose mostre e una profonda conoscenza con Mark Rothko e Willem de Kooning si separa dalla moglie e torna a Milano dove insegna Teoria Visiva all'Istituto Europeo del design. Indole insofferente, decide comunque molto presto di partire per il Sud America e studiare quell'arte che tanto lo affascina. Dopo il 1975 lo troviamo di nuovo a Milano mentre organizza una serie di sue mostre personali presso lo studio Marconi, a Palazzo de' Diamanti di Ferrara, al Museo Civico di Modena. Nel 1977 fonda a Milano il gruppo Surya (1977-1979), in sanscrito sole, che ricerca nella linea e nel colore la possibilità dell'arte di descrivere il momento della creazione rivolgendo il massimo riconoscimento al Creatore, composto da nove artisti sei nazionalità: Rosso, Biffi, Gentili, Albuzzi, Azuma, Geiger, Robusti, Tillson e Tornqvist. Nel 1980 torna per la prima volta in Cina dopo trent'anni di assenza forzata per una serie di eventi dedicati al padre che finalmente viene riscattato dal potere politico assolutista che lo aveva condannato come sovversivo pochi anni prima della sua morte. Tornato quindi in Italia tiene corsi all'Accademia di Belle Arti di Urbino, di Brera e di Torino continuando incessantemente un percorso espositivo internazionale. Nel 1989 fonda a Copenaghen il Movimento Shakti, in sanscrito energia, che intende incanalare nella creazione l'energia racchiusa nell'universo e nella natura. Vi aderiscono 28 artisti di nazionalità diverse che tengono periodiche esposizioni collettive. Dopo la morte della sua unica figlia si risposa nel 1996 con la soprano austriaca Monica Unterberger. Negli ultimi anni ha continuato a lavorare incessantemente sempre fedele al suo intento di arte come comunicazione e riscoperta di energie preesistenti, trasmettendo i suoi messaggi in una continua serie di splendide esposizioni come la recentissima mostra antologica tenutasi nell'inverno del 2009 a Milano e la grande mostra del 2001 all'Acadèmie Royale des Beaux-Arts e al Musèe d'Art Moderne et d'Art Contemporain di Liegi. Supportato da video interviste, il maestro Hsiao Chin ha potuto non solo mostrare la sua coltissima evoluzione tecnica, ma anche spiegare e diffondere l'ideologia che è sempre rimasta inalterata nella sua ampia visione di un'arte che trae le sue origini nella forza interiore del suo stesso creatore. Vive e lavora a Milano.
La produzione artistica di Hsiao Chin si concentra sulla dimensione spirituale della ricerca fondata sul pensiero filosofico taoista che ha come obbiettivo il raggiungimento dell'armonia con il mondo naturale: cielo, terra e uomo in equilibrio tra loro. Sempre per la filosofia Tao gli opposti diventano complementari, concezione dello Ying e dello Yang e per tale motivo nascono nelle sue opere figure geometriche con colori in contrasto tra loro, volumi alternati a spazi vuoti, superfici in cui domina il bianco sul quale si snodano linee sinuose in una costante ricerca di equilibri. Le forme che l'artista utilizza sono riprese dalla simbologia: il cerchio e la perfezione, il triangolo l'ascensione spirituale, il quadrato una forma sempre in attesa di possibili evoluzioni e cambiamenti e la spirale colei che riporta sempre la natura alle sue origini. A queste forme differenti e opposte l'artista abbina spesso il calligrafismo cinese che, mescolandosi a influssi occidentali soprattutto caratterizzati da accese fonti di luce e colore, crea uno stile assolutamente originale. La passione per la musica, che vive quotidianamente, lo porta a proporre spesso confronti tra i segni e le note, tra il colore e i suoni e di questo suo modo di intendere l'arte parlava dei suoi lavori nell'evento organizzato come omaggio alla sua opera nel gennaio del 2008 quando fu ospite a Villa Renatico Martini in seguito alla sua mostra all'interno della Biennale internazionale d'Incisione: “non scelgo i colori di per sé, scelgo la combinazione dei colori perchè certe combinazioni vibrano più di altre, un poco come la risonanza in musica, scelgo i colori che insieme vibrano di più”.
La filosofia di Hsiao Chin è legata alla natura e alla sue energie “cosmiche” e “universali” che vengono trascritte attraverso una grande spirale dentro la quale si costruisce la forza dell'essere umano. L'avvicendarsi degli eventi non costruisce, secondo Hsiao Chin; la nostra vita, bensì rinforza l'anima aiutandoci ad allontanarci dalla sfera del quotidiano per farla volgere verso l'infinito: vita e morte non sono altro che un continuo e interminabile percorso che non deve spaventare o preoccupare, ma deve essere costruito nell'equilibrio e nell'armonia del suo inesauribile flusso esistenziale. Le opere più recenti sono dominate da cerchi e spirali che rappresentano i cicli vitali senza fine e vengono eseguite in un'atmosfera carica di energie e in un caos vorticoso che emette bagliori nei suoi brillanti e fluorescenti colori, annientando le nostre certezze e li nostro materialismo.
La filosofia di Hsiao Chin è legata alla natura e alla sue energie “cosmiche” e “universali” che vengono trascritte attraverso una grande spirale dentro la quale si costruisce la forza dell'essere umano. L'avvicendarsi degli eventi non costruisce, secondo Hsiao Chin; la nostra vita, bensì rinforza l'anima aiutandoci ad allontanarci dalla sfera del quotidiano per farla volgere verso l'infinito: vita e morte non sono altro che un continuo e interminabile percorso che non deve spaventare o preoccupare, ma deve essere costruito nell'equilibrio e nell'armonia del suo inesauribile flusso esistenziale. Le opere più recenti sono dominate da cerchi e spirali che rappresentano i cicli vitali senza fine e vengono eseguite in un'atmosfera carica di energie e in un caos vorticoso che emette bagliori nei suoi brillanti e fluorescenti colori, annientando le nostre certezze e li nostro materialismo.
L'acquatinta di Hsiao Chin ci mostra un lavoro degli anni ottanta ma, nonostante la differenza cronologica, si nota una continuità e coerenza ideologica immutate nel tempo. Le larghe e parallele pennellate che fuoriescono dalla carat nella parte superiore del foglio sembrano note musicali in perfetta armonia con lo spazio, con la forma, con la inconsueta musicalità delle vibrazioni cromatiche. Il bianco che mantiene una posizione predominante, soccombe sotto le appena accennate linee sinuose che acquistano senso nel loro continuo divenire. Un'inarrestabile corsa e un pacato susseguirsi di forme scandite da variazioni cromatiche che conducono verso il pensiero taoista basato sull'equilibrio e l'armonia tra uomo e natura.
L'acquatinta di Hsiao Chin ci mostra un lavoro degli anni ottanta ma, nonostante la differenza cronologica, si nota una continuità e coerenza ideologica immutate nel tempo. Le larghe e parallele pennellate che fuoriescono dalla carat nella parte superiore del foglio sembrano note musicali in perfetta armonia con lo spazio, con la forma, con la inconsueta musicalità delle vibrazioni cromatiche. Il bianco che mantiene una posizione predominante, soccombe sotto le appena accennate linee sinuose che acquistano senso nel loro continuo divenire. Un'inarrestabile corsa e un pacato susseguirsi di forme scandite da variazioni cromatiche che conducono verso il pensiero taoista basato sull'equilibrio e l'armonia tra uomo e natura.