Dopo aver compiuto gli studi tecnico-industriali, inizia ad avere le prime esperienze pittoriche in ambito figurativo poi, dai primi anni sessanta entra in contatto con gli artisti dell’Astrazione fiorentina con i quali parteciperà all’esperienza del collettivo il Segno Rosso che riunì la nuova generazione di artisti quali: Avanzini, Benelli, Berti, Bini, Filannino, Mosell, Pecchioli, L. Pini, Rosselli. Questo circolo di ricerca culturale, si muoveva in diretta opposizione al sistema, per creare delle nuove condizioni nelle quali fare arte, però, senza essere influenzati dal mercato dell’arte. Erano gli anni della contestazione, il gruppo, già dalla scelta del nome, non lasciava dubbi sull’orientamento politico dei partecipanti; da ciò si comprende l’importanza che aveva, per i pittori, che operavano nel Segno Rosso, la classe lavoratrice la quale, doveva rivendicare un ruolo attivo nella cultura, da questo nuovo rapporto tra artisti e lavoratori, poteva evolversi solo in una società nuova, di qui nasce la pittura di Nuova Realtà, di cui Galligani fu uno dei principali promotori (citiamo: Alberto Gallingani, Primo Manifesto della pittura di nuova realtà, Galleria Numero, Firenze, febbraio 1969). Negli stessi anni l’artista frequenta anche la Galleria Numero, diretta di Fiamma Vigo, dove tiene nel 1964, la prima esposizione personale. Nel 1965 vince una borsa di studio per giovani artisti, bandita dal Comune di Firenze nel 1969, è nuovamente impegnato in una mostra personale alla Galleria Numero. Gli anni settanta si aprono con la nuova esperienza delle Studio d’Arte Il Moro che Gallingani fonda con i vecchi amici: Avanzini, Pecchioli, Bini, Benelli, Filannino ai quali si uniscono Papasogli e Daniele.
Iniziano le esposizioni personali e di gruppo allo Studio Il Moro, citiamo per le prime, la personale del 1974, nel 1976, l’allestimento Ho disegnato sul pavimento un quadrato di 50 centimetri di lato, nel 1978 Bianco, al Magazzino del Moro; per quanto riguarda le mostre collettive, ricordiamo nel dicembre del 1972 Verifica, La sperimentazione di un collettivo, presentata da Ugo Bartoletti, nel 1976 Del bianco e del nero.
Dalla metà degli anni Settanta sviluppa esperienze artistiche diverse dalla pittura, infatti, realizza la sua prima performance Bianco, nei Cantieri Sperimentali dell’immagine, Firenze 1977, e diverse installazioni, tra le quali: Era il 6 maggio 1978 e mi incamminai verso il fiume, alla Galleria Cicconi, Macerata, 1979.
Inizia ad interessarsi di Mail Art, così nel 1978, fonda Art in Opposition, la prima rivista italiana di Arte Postale. In questi anni usa anche le foto che vengono rielaborate dall’artista con interventi dipinti.
Con gli anni Ottanta e Novanta il suo lavoro si apre definitivamente oltre i confini nazionali, viene così invitato ad esporre ripetutamente in molte gallerie francesi, svizzere e tedesche. Nei primi anni Novanta il suo lavoro si evolve verso la contemporaneità dei linguaggi culminando nel 2003 con la partecipazione alla 50°Biennale di Venezia, sezione Extra 50 con il progetto Brain Apartment.
Si tratta di un’opera che risale agli anni Settanta, periodo in cui, Alberto Gallingani, sviluppa la sua piena maturità artistica. Dopo la prima esperienza di gruppo nel collettivo Segno Rosso (1964-1970), l’artista prende parte alla formazione del Circolo Culturale Studio d’Arte Il Moro, che si costituisce il 26 ottobre 1971 a Firenze. Il circolo, oltre che essere fondato dagli stessi compagni di lavoro di Segno Rosso, ne prosegue per molti aspetti, i propositi generali come dimostra il secondo articolo dello statuto: “Il Circolo si propone a) di favorire ai lavoratori l’esercizio del diritto alla evoluzione culturale, b) di sollecitare e promuovere il sano e utile impiego del tempo libero dal lavoro, c) di stimolare lo spirito di amicizia e di solidarietà tra tutti i lavoratori, d) di aiutare lo sviluppo del movimento ricreativo popolare” (cfr. U. Bartolozzi, Studio d’Arte Il Moro, Attività dal 1971 ad oggi, in Firenze/Ricerca - Arti Visive. Documenti ed esperienze dal dopoguerra ad oggi, a cura dello Studio d’Arte Il Moro, Firenze, 1985, p. 196). Il problema della fruizione dell’opera, è particolarmente sentito in questi primi anni Settanta, soprattutto perché, sta prendendo campo l’Arte Concettuale, considerata dai protagonisti de Il Moro, come un genere artistico elitario, solo per addetti ai lavori, decisamente contrario a quell’ideale di unione tra arte e società che loro tentano di promuovere.
In questo clima acceso dalle polemiche contro “l’arte alla moda”, Gallingani procede alla realizzazione di opere come Nuova Realtà del 1971-72, il cui titolo è ripreso dall’omonimo Manifesto che l’artista firma nel 1969 dove, in una sorta di equilibrata summa, l’esperienza astratta si fonda con quella figurativa.
Il quadro appartiene ad una serie di opere (citiamo, Racconto del 1971), giocate sulla bicromia bianco-nero, nelle quali la pittura scompare e diventa gradualmente grafica.
L’ambiguità dell’immagine, è generata da una sorta di metamorfosi delle forme geometriche, che si ricompattano in taglienti spigolature, creando figure metalliche ed inquietanti. Le campiture piatte, vengono rinvigorite da una serie di linee libere che ben rendono le rotondità delle forme; c’è però una decisa contrapposizione tra l’immagine in primo piano e il fondo, che invece rimane assolutamente bidimensionale. S.B.