Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Lando Landini

Bonelle - Pistoia, 1925


Nasce da una famiglia di umili origini. All’età di otto anni segue i genitori emigranti nel sud della Francia. La prima formazione ha quindi luogo nella cultura laica francese e questo avrà sicuramente un peso nella caratterizzazione della sua personalità.

Al ritorno dalla Francia, nel 1939, rientra a Pistoia, si iscrive al Ginnasio e inizia a prendere lezioni di pittura dall’artista pistoiese Umberto Mariotti. A sedici anni i suoi riferimenti culturali sono Piero della Francesca, Matisse e Monet, per lui, gli iniziatori della pittura moderna.

è solo dopo la guerra che Landini entra in contatto con il vivace mondo artistico pistoiese, in particolare con Alfiero Cappellini che lo affascina e lo spinge a ricerche personali di profondo stimolo culturale. Sono gli anni del realismo e anche Landini presta fede in quegli anni al dato reale, all’immanenza della realtà, con grande entusiasmo ideologico.

Nel 1945 espone per la prima volta, a fianco di Cappellini, alla Galleria La Porta di Firenze.

Nel 1947 dà la sua adesione al Partito Comunista.

In questi anni, attraverso la lezione di Matisse elabora una personale interpretazione del realismo socialista, verso un senso più cromatico della forma intesa come superficie luminosa, gioco di colore e segno.

Nel 1950 si laurea con Roberto Longhi alla Facoltà di Lettere di Firenze con una tesi su Umberto Boccioni. Subito dopo si trasferisce a Parigi, dove collabora come corrispondente alla rivista “Paragone”. è un periodo di grande interesse per la pittura francese e di prolifica attività come critico d’arte. A quest’epoca risalgono gli articoli su Picasso, Villon, i Cubisti, Dufy.

Sempre grazie al rapporto con Longhi, inizia a frequentare l’ambiente romano entrando in contatto con Renato Guttuso e Antonello Trombadori.

Ma la sua opera suscita divergenze sul fronte del realismo socialista, in quanto il realismo di Landini è troppo distaccato dalle direttive, dai presupposti programmatici, troppo preso a soddisfare una ricerca individuale. In effetti dal 1956 Landini sembra prendere le distanze dall’ideologia marxista ponendosi in un atteggiamento più critico, delineando un interesse per l’arte informale e personaggi come Rothko, Pollock e De Staël. A quest’ultimo Landini dedicherà un importante articolo su “Paragone” ponendo per primo in Italia l’attenzione su questo artista.

Sempre nel 1956, decide di dedicarsi completamente alla pittura, abbandonando la sua attività di critico, rientra in Italia per esercitare la professione d’insegnante di lingua francese, poi il trasferimento nel 1958 a Milano.

Qui avvia una ricerca in direzione di una pittura non figurativa, a carattere emozionale, dove la realtà viene percepita per frammenti, da sollecitazioni psicologiche. Opere di intensa concentrazione cromatica dove più si riscontra una vicinanza con la pittura di De Staël (Il grande cielo, 1960; Lontano orizzonte, 1960; Ombre rosse, 1960). La nuova esperienza sfocia in una mostra alla Galleria il Milione, suscitando un profondo interesse nell’ambiente culturale milanese.

Continua ad occuparsi di arte astratta, ma già nel 1964, nella presentazione della sua personale alla Galleria d’Arte Vannucci di Pistoia scrive: “… mentre da una parte sento il bisogno di concepire il quadro secondo quella struttura libera che la grande arte del dopoguerra ha rivelato, d’altra parte mi si presenta sempre più l’esigenza di orientare quella libera struttura secondo un’evidenza di realtà quale poco a poco il mondo contemporaneo, in mezzo a difficoltà e confusioni, definisce e mette in valore” (L. Landini, Lando Landini (catalogo della mostra), Pistoia, Galleria d’Arte Vannucci, 1964).

Le opere della fine degli anni Sessanta contengono interessi per il dato reale. La percezione visiva si concretizza in immagini che raccontano frammenti di vita, (Macchina da corsa rossa, 1967) e attraverso una libera lettura della vicenda artistica di Robert Rauschenberg egli lavora nel recupero di singole sequenze cromatiche per ricomporre poi un unico insieme.

La storia dell’artista Landini è sempre stata caratterizzata da una sorta di curiosità interiori e intellettuali, nella ricerca a volte affannosa di nuovi stimoli e sollecitazioni. I suoi viaggi, i soggiorni all’estero, ancora oggi divide la sua vita tra Pistoia e Parigi, sono da leggere come una continua inquietudine conoscitiva.

Nelle opere degli anni Ottanta-Novanta, la realtà è di nuovo forma, colore, luce, in un movimento continuo che va dal figurativo al segno più interiorizzato, verso una pittura che si volge ad esiti fortemente materici (Colline e cortile di campagna, 1993).

Il circolo aziendale Breda dedica il Premio San Giorgio 2012 a Lando Landini e organizza una mopstra nell’ex chiesa di san Giovanni a Pistoia. Le opere di Lando Landini si trovano in collezioni pubbliche e private in particolare a Parigi e Pistoia.

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