Swietlan Nicholas Kraczyna, artista nato il 24 marzo 1940 sul fronte russo-polacco. Dopo la seconda guerra mondiale vive per sei anni nei campi profughi in Germania. Nel 1951 si trasferisce negli Usa dove si laurea in pittura presso la Rodhe Island School of Designer. Nel 1961 ottiene una borsa di studio e parte per l’Italia, dove Roma e Firenze diventano le sue città predilette. Al ritorno negli Stati Uniti, dopo aver conseguito una seconda laurea, insegna alla University of Southern of Illinois. Nel 1964 torna in Italia e si trasferisce definitivamente a Firenze. Nel 1966 viene premiato con Il Fiorino per le drammatiche ed entusiasmanti fotografie realizzate durante l’alluvione dell’Arno del 1966. Nel 1967 pubblica una cartella di xilografie a colori Dodici Chiese di Firenze con la presentazione del sindaco Pietro Bargellini e dal 1972 assiste come tecnico e collaboratore Marino Marini ed esegue le incisioni del maestro a colori con l’uso delle sue numerose lastre. Nel 1979 realizza il volume di disegni dedicato al rapimento di Aldo Moro, Labirinto in via Fani, edito da Belforte di Livorno. Nel 1982 la stamperia il Bisonte pubblica una seconda cartella con nove incisioni a colori Carnevale Onirico. Dal 1983 è docente del corso d’incisione a colori alla Scuola Internazione di specializzazione per la Grafica d’Arte, Il Bisonte. Nel 1983 l’ edizione il Cigno di Roma pubblica La Sagra della primavera di Igor Strawinsky con prefazione di Renzo Vespignani. L’editore Belforte di Livorno presenta nel 1986, Dancing the Labirinth, una nuova cartella di incisioni, realizzate tra il 1975 e il 1985, con introduzione di Corrado Bologna. Un volo di 40 anni di Icaro, e un volume con 100 fotografie sulla grande alluvione di Firenze del 1966 sono altri due importanti volumi che seguono il suo continuo lavoro di ricerca su temi a lui cari. Attualmente è direttore del dipartimento di Belle Arti presso l’Università di Sarah Lawrence e insegna incisione presso la Syracuse University, entrambe con sede nel capoluogo toscano. Dirige dal 1973 la sua scuola Studio for color Etching a Barga dove oltre alla docenza, si diletta a tradurre immagini paesaggistiche attraverso personali visoni e interpretazioni della natura che lo circonda, come si può vedere dalla recentissima mostra 40 anni a Barga svoltasi nella cittadina toscana l’estate scorsa. Dal 1962 ad oggi Kraczyna ha organizzato oltre 150 mostre in 5 continenti e le sue opere si trovano nelle più famose collezioni del mondo tra le quali il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
L’arte di Kraczyna è molto coinvolgente perché costringe l’osservatore alla meditazione e lo trascina immediatamente verso pensieri, considerazioni e ricordi sepolti nella memoria, riscoprendo reminescenze e congetture che tornano alla mente anche dopo che ci si è allontanati dalle immagini. Swietlan Kraczyna raccoglie gli elementi per le sue storie dal quotidiano, ma li rielabora per mezzo della sua profonda cultura, priva di confini spaziali o temporali, che verte verso un uso erudito delle forma e del colore che, nel mescolarsi, generano modelli originali e raffinati. Molta eleganza si diffonde dai suoi fogli, le sue strutture sono composte ed equilibrate, i suoi personaggi determinati ed energici, le sue figure provocatorie e loquaci, i suoi colori impetuosi ed eloquenti; l’erotismo, la passione, il gioco, la forza dei contrasti, tutto si ripete all’infinito nelle stampe coloratissime di Kraczyna che trascina le sue figure in una altalenante ricerca tra l’essere e l’esistere, nell’eterna diatriba su ciò che possa contare di più nella quotidiana lotta per la sopravvivenza dell’Io. Così giungono ai nostri occhi i protagonisti dei fogli del Carnevale Onirico dove Callot, Pontormo, Pantalone e “gli altri” si presentano mascherati o con profili anonimi, per lasciare che siano i loro corpi seminudi o fantasticamente coperti da rombi e triangoli a comunicare il loro labirintico pensiero. Il Carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico e i personaggi sembrano scambiarsi i ruoli, muovendosi come spiriti tra cielo, terra e inferi. La dimensione metafisica del Carnevale trova nelle figure di Kraczyna una vera linfa vitale e le anime, ancora allo stato di fluido, impercettibili in Stravinsky o in La Notte, si agitano alla ricerca di un corpo provvisorio che li accolga, nascondendosi dietro un volto mascherato che non gli appartiene, ma gli consente di acquisire, assieme alle sembianze, la facoltà magica di tenere lontano gli spiriti maligni. Questo ruolo apotropaico delle maschere carnevalesche appartiene alla tradizione classica, ma Kraczyna lo rivisita e da evento, che si conclude ogni anno con il Martedì grasso, lo trasforma in un’ossessione notturna che si ripresenta puntuale e si articola in nuovi, delicati e scabrosi attimi di estasi, in continua evoluzione.