Pietro Biondo nasce a Palermo dove attualmente vive e lavora. Si è diplomato prima al Liceo Artistico di Palermo e, in seguito, all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 1980 insegna Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo che, alterna all’attività artistica iniziata negli anni Sessanta. Dopo le prime manifestazioni artistiche a livello locale, Biondo, espone con i colleghi palermitani in diverse mostre nazionali ed internazionali tra le ultime, citiamo: Sottopressione - Incisioni, Auditorium S. Chiara, Comune di Racalmuto (Agrigento), 1996; Palermo Paperwork print from the Accademia di Belle Arti di Palermo, incisioni, Corcoran Gallery of Art, Istituto Italiano di Cultura, Washington (USA); Sottopressione - Incisioni, Palazzo dei Benedetti, Cinisi - Palazzo Cataldi, Terrasini (Palermo), 1997; L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Palermo-Roma, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme (Pistoia), 1998.
“In Pietro Biondo la forma scaturisce come narrata dal gesto, ed in questa evanescenza di segni avvertiamo forte la volontà disgregatrice trattenuta a stento dalla forti indicazioni del pretesto iconico. L’insetto trasforma il dato corporeo da definizione oggettuale a traccia sfuggente. Da concretezza fenomenica a vibrazione soggettiva” (cfr. F. Sciascia, in Sottopressione - Incisioni, Palermo 1996).
L’opera di Biondo si evolve sulla base della grande tradizione dell’arte gestuale e di una continua sperimentazione delle tecniche incisorie. Attraverso un segno irruente e vitale, scaturito da una liberazione emotiva, l’artista reagisce polemicamente contro l’imposizione di schemi precostituiti. In Senza Titolo del 1995, l’esplosione vitalistica del segno, attraversa la lastra, in un movimento dinamico che tende a fuoriuscire dai limiti imposti dal supporto. Dietro l’immediatezza di questo segno, si cela l’emozione soggettiva dell’artista che, tenta di evadere liberandosi dalle costrizioni di linguaggi grafici precodificati. Come afferma Gianna Di Piazza: “Spontaneità e immediatezza sono le caratteristiche di un segno che libera l’emozione soggettiva […]” (cfr. G. Di Piazza, Pietro Biondo, in Sottopressione - Incisioni, Palermo 1997).
S.B.
Attraverso l’acquaforte, Pietro Biondo riesce a conseguire una libertà d’esecuzione espressa, nella rapidità ed indefinitezza di un tratto appena accennato o, in una serie di “saettanti graffi” che, secondo Claudio Alessandri “[…] sulla lastra inseguono in vorticosa ricerca un luogo per placare l’orgasmo di una dinamicità incontenibile. Questa esplosioni di energia è vita, è pensiero, è racconto … è ricerca della verità in una realtà ingannevole, foriera di drammi e di dolore infinito” (cfr. C. Alessandri, Pietro Biondo, in Sottopressione - Incisioni, Palermo 1997).
In Senza Titolo del 1995, alla violenta intrusione del segno, si accosta un minimo recupero di strutture geometriche; compare infatti, una forma quadrata, che occupa per metà lo spazio dell’opera e, agisce per contrasto, limitando la dispersione degli elementi.
S.B.