Si diploma nel 1997 al Liceo Scientifico Statale di Nikaia. Decide quindi di trasferirsi in Italia e di continuare gli studi in ambito artistico e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2003 conclude i suoi studi nella sezione di Pittura con una tesi in tecniche dell’incisione intitolata Intervista a Francesco Franco, Maestro dell’Accademia Albertina di Torino. Grazie all’incontro col docente Karakostas approfondisce le sue conoscenze sull’arte incisoria e sperimenta l’uso di diverse tecniche mescolate fra loro. Le varie esposizioni realizzate tra il 202 e il 2003, la Collettiva di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia o la Frontierat Bimed, gli permetto di farsi conoscere dal pubblico ed infatti vince il primo premio alla 3°edizione della Biennale Internazionale d’incisione città di Monsummano Terme. Nel 2004 viene invitato a esporre l’opera vincitrice della Biennale nella città francese di Decines e partecipa all’esposizione Tre incisori per l’Europa assieme a Gionacarlo Aiosa e Nadia Odorico inaugurata il 20 ottobre alla ex Chiesa di San Giovanni a Pistoia. Nel 2007 vince il primo premio alla V Biennale d’incisione Contemporanea del comune di Mirano e viene coinvolto in numerose esposizioni collettive che lo vedono protagonista assieme ad altri incisori già presenti alla biennale di Monsummano quale Percorsi incisi realizzata alla Galleria Aqua Fortis di Treviso il 14 giugno dello stesso anno dove sono presenti anche le opere di Giuseppe Vigolo, vincitore della Biennale toscana nel 2009.
Konstantinos Karakostas , diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2003, ha vinto il primo premio nella terza edizione della Biennale d’Incisione Città di Monsummano Terme con l’incisione intitolata Cadenze. Nonostante valutassi con distacco la perfetta presentazione dell’opera continuavo a trovare strano il titolo di questo paesaggio, lunare dove luci e ombre si alternano in un’atmosfera rarefatta, dove un impalpabile pulviscolo, ottenuto dall’accostamento di piccolissimi tratteggi, amalgama una natura inanimata e congelata, nella quale prevale un profondo senso di solitudine. La totale assenza di movimento sembrava non poter far pensare a una caduta. Solo l’artista poteva spiegare questo insolito titolo che non nasce dal soggetto riprodotto, bensì dallo stato d’animo dell’incisore e dalla sua continua ricerca di perfezione, evitando di poter cadere in banali errori. La costante preoccupazione di non riuscire a raggiungere il proprio obbiettivo spinge Karakostas a insistere sulla lastra con la forza della propria punta, unita alla potenza del mordente dell’acido, creando un disegno che continua a modificarsi attraverso picchi contrapposti che portano ora a gioire ora a rammaricarsi per la sensazione di mancanza di equilibrio ed armonia dei segni. Soltanto un giovane dalle grandi capacità, unite all’inesauribile voglia di ricercare la perfezione tecnica ed estetica poteva raggiungere tali livelli di poesia, visibili anche in altre acqueforti quali Mestizia o Paesaggio del 2002 o In discesa o Senza titolo del 2003. I suoi programmi di studio prevedono una particolare attenzione all’uso della linea fusa con la luce in perfetto compendio sulla matrice metallica, per lasciare improvvisi e vistosi lampi luminosi. Non occorre il colore a Karakostas perché è in grado di dosare accuratamente i chiaroscuri e penetrare nei loro vibranti valori cromatici che vanno dal nero notte al grigio ghiaccio, sempre sperimentati attraverso l’uso di differenti tecniche calcografiche scrupolosamente acquisite negli anni di studio. Un lavoro meticoloso, attento, puntuale, nel quel l’incisore rivolge spesso l’attenzione ai mutevoli segni e forme che si creano nell’acqua, elemento costante nella sua vita sia per le sue origini insulari che per la sua permanenza nella città lagunare per completare i suoi studi tra le mura della storica Accademia.